Per la giornata delle api, purtroppo, anche nell’Astigiano si contano i danni causati dal maltempo. Il clima pazzo ha sconvolto le fioriture e ridotto alla fame almeno 50 miliardi di api lungo il territorio nazionale. Gli apicoltori sono costretti ad intervenire negli alveari, con sciroppi a base di zucchero, per far sopravvivere le loro api. L’allarme viene lanciato da Coldiretti in occasione della giornata mondiale delle api istituita dall’Onu, che si festeggia domani, giovedì 20 maggio a livello planetario.

L’inverno caldo e la primavera segnata da ripetute gelate hanno creato gravi problemi agli alveari con l’impossibilità per le api di raccogliere il nettare. Nell’Astigiano la fioritura è stata seriamente segnata dalle anomalie del meteo con pesanti conseguenze sul raccolto di miele e anche sul nutrimento delle api. In più, pioggia e forte vento, hanno ulteriormente ostacolato l’attività di bottinatura delle api. Quasi azzerata la produzione del pregiato miele d’acacia e di altri mieli come il ciliegio, il tarassaco, il tiglio e il castagno per le piante colpite dalle gelate in fase di germogliamento. 

«Purtroppo, le difficoltà delle api – sottolinea il presidente di Coldiretti Asti, Marco Reggio – sono un pericolo grave anche per la biodiversità, considerato che questi insetti contribuiscono all’impollinazione. Con una produzione in calo, il rischio è ora che venga incrementato ulteriormente l’arrivo massiccio di miele dall’estero che, spesso, di miele ha ben poco. Infatti, a fare concorrenza al nostro miele non è solo la Cina, ma anche l’Est Europa da cui proviene una gran quantità di miele a basso costo e che non rispetta i nostri standard qualitativi».

«Per questo motivo – rileva il direttore di Coldiretti Asti, Diego Furia – ricordiamo ai consumatori di leggere con attenzione l’etichetta, poiché l’indicazione d’origine è obbligatoria per il miele, e di privilegiare gli acquisti presso i punti di vendita diretta in azienda o nei mercati Campagna Amica, in piazza Statuto e piazza Alfieri al martedì e giovedì pomeriggio, e al mercato coperto di corso Alessandria 271».

«Alla luce di questa situazione – fa appello Reggio – è opportuno che anche l’agroindustria scelga il miele locale, attivando progetti economici di filiera che possano garantire la giusta valorizzazione del prodotto ed il lavoro degli imprenditori».

«C’è inoltre la necessità – puntualizza Furia – di rendere omogenea la legislazione Comunitaria per non penalizzare le produzioni ottenute rispettando le rigide norme di sicurezza italiane che sono molto diverse da quelle dei paesi con sistemi di controllo più permissivi, come avviene per il miele proveniente dalla Cina e dall’est Europa».

L’APE E L’AMBIENTE

Quando si parla di biodiversità bisognerebbe sempre fare riferimento al ruolo importante delle api e di altri insetti. In media una singola ape – precisa la Coldiretti – visita circa 7.000 fiori al giorno e ci vogliono quattro milioni di esplorazioni floreali per produrre un chilogrammo di miele. Un ruolo fondamentale considerato che dall’impollinazione dalle api dipendono, in una certa misura, ben 3 colture alimentari su 4, come le mele, le pere, le fragole, le ciliegie, i meloni, ma l’impollinazione operata dalle api è fondamentale anche per la conservazione del patrimonio vegetale spontaneo.

L’APE E L’ECONOMIA

Le difficoltà delle api si ripercuotono in un danno per l’ambiente e in un notevole danno economico. Con la pandemia è anche cresciuta la coscienza salutistica degli italiani che ha spinto all’aumento del 13% degli acquisti familiari di miele nel 2020. Ma sugli scaffali dei supermercati italiani – evidenzia Coldiretti – più di 1 vasetto di miele su 2 viene dall’estero a fronte di una produzione nazionale stimata pari a 18,5 milioni di chili nel 2020.

In Italia esistono più di 60 varietà di miele a seconda del tipo di “pascolo” delle api. Secondo le elaborazioni Coldiretti sui dati del rapporto dell’Osservatorio nazionale miele in Italia ci sono 1,6 milioni di alveari curati da circa 70mila apicoltori dei quali oltre 2 su 3 sono hobbisti che producono per l’autoconsumo. In Piemonte (dati 2020) ci sono quasi 6 mila apicoltori con 193.502 alveari. Il 67% degli apicoltori piemontesi sono in regime di autoconsumo e 33% in produzione per la commercializzazione. Di questi ultimi, ben 457 conducono più di cento alveari detenendo il 61% del totale degli alveari. Il potenziale produttivo del Piemonte sarebbe di oltre 2 milioni di chilogrammi di miele per un valore di oltre 17 milioni di euro. Il danno per gli apicoltori piemontesi per la mancata produzione di quest’anno potrebbe aggirarsi attorno ai 14 milioni di euro.

In provincia di Asti – sottolinea Coldiretti – si contano 220 apicoltori amatoriali e 218 aziende apistiche professionali, queste ultime detengono però il 91% delle colonie all