-2CANELLI – E’ il romanzo di culto del movimento che difende l’acqua pubblica: “E poi la sete” della scrittrice torinese Alessandra Montrucchio sarà presentato, nell’ambito di Verdeterra, domenica 4 maggio alla Biblioteca Civica Monticone di Canelli.

E’ il terzo appuntamento della rassegna, organizzata quest’anno dall’Associazione Comunica “nel segno dell’acqua”.

Con Alessandra Montrucchio, che ha al suo attivo numerosi romanzi e racconti (da “Cardiofitness” Fabio Tagliavia ha tratto il film omonimo, mentre “Non riattaccare” è stato selezionato per il Premio Bancarella) converserà, alle 17,30, un’altra scrittrice piemontese, Raffaella Romagnolo, che dopo essersi fatta conoscere con “La masnà” è attualmente in libreria con “Tutta questa vita”.

L’appuntamento è proposto in collaborazione con la Biblioteca, le Associazioni Memoria Viva e Valle Belbo Pulita, che con Claudio Riccabone al termine dell’incontro proporrà una riflessione sull’acqua bene comune. Ingresso libero.

“E poi la sete”, stampato da Marsilio nel 2010 e successivamente riproposto da Edizioni Ambiente, disegna un futuro prossimo, in un paese che potrebbe essere il nostro: la catastrofe climatica del 2088 ha cambiato per sempre le condizioni di vita sulla Terra, ridotta in gran parte a un arido deserto. Le risorse idriche sono state privatizzate e l’acqua – ormai più preziosa del petrolio – è causa di conflitti e ingiustizie sociali.

Due persone, potenzialmente nemiche (Sarah, medico e figlia del presidente dello Stato che sta per essere rovesciato da una congiura interna, e Gael, un quindicenne tossicodipendente, figlio del giornalista che potrebbe smascherare le bugie del regime), incrociano i propri destini, catapultati in una corsa contro il tempo per salvarsi da chi combatte per il controllo della città e per raggiungere una fonte d’acqua prima di morire di sete.

Una storia dura, ma intensa e con un finale aperto: non un “semplice” testo di narrativa, ma un’opera importante per sensibilizzare sull’importanza dell’acqua. Alessandra Montrucchio, che svolge la professione di editor e traduttrice (da anni tiene anche una rubrica fortunata, “Cattive ragazze”, su “Torinosette”, supplemento settimanale de La Stampa), ci ha messo tre anni a scriverla e documentarsi.

“E poi la sete – spiega l’autrice – è un romanzo, e come tale racconta una storia non accaduta. Ma i problemi su cui si basa sono veri. Accadono ogni giorno, ed è per questo che ho voluto affrontarli: perché la prima cosa che faccio ogni mattina è scontrarmi con loro. Ovvero: ogni mattina consumo sei litri d’acqua. Quattro bottiglie. Non innaffio il giardino. Mi lavo solo i denti. Scoprire che un gesto simile richiede tanta acqua farebbe riflettere anche se il pianeta avesse risorse idriche illimitate. Ma non le ha. Oggi – ricorda – consumiamo circa il 20 per cento di risorse in più di quanto sarebbe sostenibile. Del resto, non dovrebbe essere sostenibile che si muoia di diarrea per aver bevuto acqua non potabile, che il conflitto palestinese sia acuito dalla contesa del Giordano o che si ignori il principio per cui la libertà del singolo finisce dove comincia quella degli altri, posteri compresi. Quando mi lavo i denti, tengo l’acqua aperta il meno possibile”.

 

Nella foto: Alessandra Montrucchio