TRIBUNALE DI ASTILa data è quella del 13 settembre 2013 e almeno su questo non sembrano esserci dubbi. Quello sarà il giorno “zero” in cui il tribunale di Asti e Alba verranno accorpati, diventando un unico, grande polo della giustizia. A poco sembrano valere i ricorsi presentati dai dipendenti albesi che di fatto dovranno trasferirsi nella nostra città appena dopo le vacanze estive e a due giorni dalla ripresa delle udienze. Una decisione caduta dall’alto e voluta dall’ex ministro Paola Severino nell’ambito della “spending review” che ha però avuto molti strascichi. Il sindaco di Alba Maurizio Marello aveva diffidato il primo cittadino astigiano Fabrizio Brignolo a usare il denaro pubblico per adeguare il nuovo palazzo di giustizia, che però aveva respinto ogni accusa al mittente visto che grandi opere non dovranno essere fatte (il tribunale di via Govone è nuovo e molto ampio). Anche il presidente del tribunale Francesco Donato placa ogni tipo di “bagarre” sottolineando che “il sindaco di Alba vuole solo fare gli interessi del proprio territorio, anche se l’accorpamento vuol dire migliorare la giustizia e quindi migliorare le condizioni della cittadinanza”. Ma cosa vuol dire in pratica unificare i due palazzi? “Per noi significherà un aumento esponenziale del lavoro – spiega – non supportato da un adeguato incremento dei giudici. Ad Asti infatti a oggi siamo sotto organico e non si parlerà di rinforzare il team almeno fino alla metà del 2014. Quindi, anche se da Alba arriveranno molti altri magistrati, il nuovo palazzo di giustizia soffrirà una carenza di giudici”. L’accorpamento vuol dire anche l’aumento del bacino di utenza che supererà i 400 mila abitanti e l’aumento dei procedimenti che raddoppieranno, passando rispetto agli oltre 10.800 di oggi. Non solo numeri, la fusione porterà anche a una maggiore specializzazione dei togati. “Più è grande un palazzo di giustizia, maggiore è il numero dei giudici e più alto il grado della loro specializzazione – spiega Donato -. Ogni magistrato sarà altamente tecnico e non dovrà occuparsi di più settori, magari con normative e cavilli giuridici molto diversi. Avere un palazzo di giustizia ampio significa quindi aumento dell’efficienza, della competenza di tutti, personale amministrativo compreso, e anche tempi processuali più snelli”. Approfondimenti, numeri e dettagli nella Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 29 marzo.