“Io resisto perché ad Asti – scrive Fulvia Caligaris – ho le mie radici di libertà che mia madre mi ha trasmesso portandomi ogni anno alla messa in memoria dei partigiani al  Sacrario. Mi raccontava quando i tedeschi con i carri armati si ritiravano da Asti  in corso Alessandria, e lei li spiava attraverso le “gelusie” chiuse, e di Carlo, cugino partigiano. Da quando è nata, mi accompagna in tale giorno Magica  mia nipote, perchè impari a credere alla libertà e  a resistere”. Poi c’è Ausilia Quaglia che resiste perché “amo ogni albero, muro, siepe o aiuola. Non sono un cane! Spazzo il marciapiede davanti al mio gradino, ne spalo la neve. Restituisco i libri in prestito, attendo il turno al mercato, raccolgo lo scontrino sfuggito dalla tasca, non sparlo dell’insegnante di mio figlio. Aiuto chi ha bisogno, ringrazio a mia volta. Sono un cittadino”. Messaggi applauditi ieri sera, alla Casa del Teatro, a conclusione delle manifestazioni del 25 aprile che si sono svolte ad Asti. Durante la “Festa delle nostre resistenze quotidiane”, proposta da Israt e Associazione Comunica, sono stati letti i messaggi selezionati di “Io resisto perché ad Asti…”: testimonianze toccanti, premiate con calorosi applausi del pubblico, che in 280 caratteri (cinque righe) hanno svelato l’amore per la città, la consapevolezza di quanto sia preziosa la libertà consegnataci 70 anni fa, la scelta di una quotidianità fatta di piccoli gesti che fanno bene a se stessi e agli altri. Così Edy Calvetti racconta che “Io resisto perché ad Asti la mia felicità viene dal nulla: insperata e profonda, e se la vita è fatta anche di momenti di risarcimento, allora guardo un cielo che mi rincuora solo perché è già conosciuto. La nostalgia di un sereno altrove è ferma nel respiro che passa. La mia casa è qui”. E applausi sono arrivati anche per gli studenti del Liceo statale Monti che si sono misurati sul tema delle libertà individuali. “Qual è la cosa che faresti tra tutte quelle che ti dicono di non fare?”, gli è stato chiesto da Comunica e Israt durante la cogestione. “Dire sempre quello che penso. Voglio parlare” ha scritto Cristina, e Andrea: “Se potessi fare qualcosa che mi vietano di fare, farei tutto quello che mi vieto da solo senza motivo”. E cosa faresti – la seconda domanda – se potessi decidere del tuo tempo per un giorno? “Se avessi la possibilità di passare liberamente una giornata – ha letto ieri Lucrezia – mi chiuderei in una stanza vuota e danzerei”. Valentina: “Se un giorno di questi fossi libera, andrei all’ospedale a fare volontariato perché so che quelle persone non sono libere, non possono fare quello che vorrebbero, divertirsi… Così, se vado e se le faccio divertire, di conseguenza sono felice anch’io”. E il futuro, come lo vorresti? “Nel mio futuro vorrei essere io… spogliarmi di tutte le cose che mi hanno limitato… – dice Klaudia – una persona che è capace di essere indipendente dagli altri, di essere matura, ma anche di poter rendere orgogliose tutte le persone che mi amano”. “Quest’estate vado in missione in Lituania… – legge Cecilia davanti al pubblico – questa è la mia certezza per un futuro relativamente vicino, perché il futuro più lontano è incerto”. Una serata singolare e intensa, con il concerto di Betti Zambruno, Piercarlo Cardinali e Giampiero Malfatto che, con un’attenta scelta dei brani, ha regalato belle atmosfere, e le letture di brani storici a cura di Patrizia Camatel e Massimo Barbero. Chiusura con un poetico testo di Gianfranco Miroglio (“…Insomma non sono io che devo o posso resistere in Asti – conclude – E’ Asti che – sorprendendomi di nostalgie – resiste dentro di me…. Ed è una resistenza così bella da indurmi ogni tanto al magone. Qualche lacrima?”). Nel pomeriggio una settantina di astigiani, molti dei quali si sono rivisti in serata alla Casa del Teatro, hanno partecipato alla passeggiata sui luoghi della guerra, scoprendo o riscoprendo la vita di una città che lottava e resisteva per correre incontro a una difficile libertà.