Speriamo d’aver capito male, che la proposta dell’assessore regionale al commercio Sergio Ricca sia diversa dalle prime indiscrezioni: altrimenti sarebbe profondamente sbagliata per diverse ragioni.
Innanzitutto la spesa domenicale è ormai diventata una necessità per molti, in una società che lascia sempre meno tempo libero lungo la settimana. Se si vuole cambiare modello sociale, bene, ma credo che non sia nelle possibilità di una giunta regionale, e poi perché partire da un divieto, dall’ennesimo “sgarbo” a noi poveri consumatori, già segnati  nel portafoglio dalla crisi?
E’ poi paradossale che da un lato ci si lamenti della crisi dei consumi mentre d’altro si tolga allo shopping un giorno, forse l’unico, in cui le famiglie possono tranquillamente girare per negozi.
Infine, forse l’assessore Ricca non sa che l’apertura domenicale è una tradizione centenaria del Piemonte rurale. Ancora oggi molte botteghe tradizionali di paese, in montagna e sulle nostre colline, fanno i loro migliori affari la domenica con i residenti, i turisti di un giorno, o i “cittadini” che scelgono i negozi rurali per trovare genuità e prodotti tipici.
Non mi spiego la soddisfazione di qualche associazioni di categoria, che vede nell’obbligo alla chiusura domenicale uno strumento per contrastare lo strapotere dei centri commerciali. In realtà credo che questi ne usciranno rafforzati. La gente avrà ancora meno tempo a far spesa in centro città e negli altri giorni affollerà come e più di prima i mega supermercati .
Insomma, credo che la chiusura domenicale non serva a nessuno, né ai commercianti né ovviamente ai consumatori. Piuttosto vediamo come migliorare gli orari di apertura dei negozi tradizionali, per renderli più aderenti alle esigenze della vita attuale, magari eliminando del tutto la chiusura infrasettimanale, un vero retaggio del passato. Vediamo come rendere profittevole per i piccoli negozi aprire nei giorni festivi, attenuando con opportune agevolazioni il gap economico con la grande distribuzione
Alla domenica il centro di Asti è già ora, commercialmente parlando, un inno alla depressione, un divieto in più accrescerebbe solo il processo di desertificazione.

Massimiliano Bianco