I genitori di Elena Ceste con gli avvocati di parte civile al termine della sentenzaMassimo della pena per Michele Buoninconti. Il giudice Roberto Amerio, al termine di una lunga giornata di repliche, ha condannato il vigile del fuoco per omicidio premeditato e occultamento di cadavere della moglie Elena Ceste. Una sentenza durissima, alla quale la difesa farà appello. In aula, presenti a tutte le udienze, Lucia e Franco genitori di Elena Ceste, che si sono costituiti parte civile con gli avvocati Deborah Abate Zaro e Carlo Tabbia. “Alla letura della sentenza hanno pianto – commentano i legali -. Sono contenti ma anche molto amareggiati perché hanno avuto la definitiva consapevolezza che è stato Michele. Ora poi dovranno raccontare tutto ai quattro figli di Elena (i ragazzi sono stati affidati ai nonni materni dal Tribunale dei Minori). Dovranno dire loro che il padre è stato condannato per l’omicidio della madre”. Il giudice Amerio ha accettato anche tutte le richieste di risarcimento fatte dalle parti civili assegnando così, 300 mila euro per ogni figlio, 180 mila per i familiari (i genitori e la sorella Daniela), 50 mila euro al congnato Danilo Pacelli e 10 mila euro all’associazione Penelope, l’associazione dei familiari delle persone scomparse, che si era costituita parte civile con l’avvocato Benedetta Donzella. Michele Buoninconti, nonostante sperasse in un’assoluzione, ha mantenuto la calma ed è stato accompagnato fuori dal tribunale di Asti con il massimo riserbo, lontano dai riflettori. Ora tornerà nella sua cella del carcere di Verbania. “Accettiamo la sentenza ma la consideriamo ingiusta – ha commentato Giuseppe Marazzita che con il collega Enrico Scolari difende Buoninconti -. Questo era un processo complesso soprattutto per il condizionamento mediatico che ha subito. Non possiamo immaginare il ragionamento fatto dal giudice Amerio e per esprimere un giudizio dobbiamo leggere le motivazioni della sentenza (il giudice ha 90 giorni di tempo per depositarle ndr). A quel punto lavoreremo all’Appello”. Michele ha comunque rivendicato ancora una volta la sua innocenza anche al termine delle repliche del pm, delle parti civili e dei difensori. Ha asserito di essere vittima di un errore giudiziario e si è appellato al giudice Amerio chiedendogli di non “rendersi complice di questa ingiustizia”.Un appello, alla luce dei fatti, caduto nel vuoto.