C’è chi ha domande e c’è chi ha risposte. Chi progredisce chiedendo e chi cerca evidenze e certezze per quietare i propri dubbi. Nel sistema complesso di una città che si interroga – a cavallo di estrazioni sociali, generazioni, professioni, credo religiosi – il Cortile dei Dubbiosi accompagna quest’anno in modo inedito il cammino verso l’evento culminante del 30 aprile. Giunta alla sua quarta edizione, l’iniziativa di invito al dialogo che il Progetto culturale della diocesi di Asti apre alla città per favorire partecipazione e libertà di confronto, stimola infatti un dialogo crossmediale sulle pagine del giornale diocesano Gazzetta d’Asti, quelle del sito internet del settimanale gazzettadasti.it e le pagine ufficiali dei social network (hashtag #CortileDeiDubbiosi) Diversi strumenti per dare a giovani, adulti, laici, religiosi, studenti, lavoratori, pensionati le stesse possibilità di discussione sui grandi temi dell’attualità. Michelino Musso, referente per il Progetto Culturale della Diocesi di Asti, scrive: “Non guardate la vita dal balcone, per favore: non mettetevi nella coda della storia. Siate protagonisti!”. È l’appello che papa Francesco rivolse ai giovani venuti ad incontrarlo nella veglia sulla spiaggia di Copacabana, a Rio de Janeiro, in occasione dell’ultima Giornata Mondiale della Gioventù (luglio 2013) ed è il titolo di un interessante libro (Elledici, 2015) scritto da Alessandra Ferraro, vice capo redattore della sede Rai di Aosta. Con questo atteggiamento cerco di collaborare all’organizzazione dell’edizione 2016 del “Cortile dei dubbiosi” che propone di riflettere su quali declinazioni possono definire, oggi, i contenuti di un nuovo umanesimo. Questa riflessione è quanto mai opportuna in un mondo dove i conflitti insensati, l’esodo drammatico dei profughi, il degrado ambientale, le disuguaglianze di ogni specie e la violenza sempre più diffusa rendono l’attenzione alla persona un miraggio, un tema da evitare. “Non guardate la vita dal balcone!” Così ho provato più volte, con amici e conoscenti, ad addentrarmi nel labirinto di contraddizioni ed infelicità del nostro tempo, ma ho trovato molte porte chiuse. quanto mai vero mi sembra il passo di Dante quando dice: “come è duro calle lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale” (Paradiso, canto XVII, 59 – 60); immagine che rende al meglio il disagio provocato da un rifiuto di dialogo e lo sforzo da mettere in campo per ritentare, per altra strada, un nuovo approccio avendo però nel cuore la delusione del precedente fallimento. “Non guardate la vita dal balcone!” Sono però convinto che sia sempre più necessario entrare in dubbio sulle consuetudini ed indicare strade di novità restituendo speranza al presente e bellezza al futuro. Speranza e bellezza, sono due coordinate capaci di indicare la novità: dal nulla a qualche segno di discontinuità, una prospettiva che superi il dubbio e sia una certezza su cui coinvolgere. Spreco di cibo, sfregio all’ambiente, offesa ai migranti, violenza sulle donne, 3^ guerra mondiale a pezzi, lavoro svilito sono il contrario, il “lato B” delle declinazioni di un nuovo umanesimo. Sobrietà, cura del creato, accoglienza, pace, dignità nel “fare” non sono “astratte sensazioni provvisorie dell’animo, ma elementi di calda forza interiore che rendono capaci di vivere e di prendere decisioni” (Papa Francesco al convegno di Firenze – Novembre 2015). Sobrietà, cura del creato, accoglienza, pace, dignità nel “fare” sono il valore positivo a cui guardaree per cui lasciare il balcone e scendere in strada. Nuovo umanesimo è saper comprendere che nell’inquietudine del dubbio e nella certezza della solidarietà ognuno può scegliere di costruire il bello, il “lato A” della fotografia affascinante della vita”.