Una rapina finita nel peggiore dei modi. Si spiegherebbe così la morte di Manuel Bacco, il tabaccaio ucciso a colpi di pistola la sera del 19 dicembre 2014 nella sua rivendita di corso Alba. Ne sono convinti i carabinieri del Nucleo Investigativo di Asti che questa mattina hanno dato esecuzione a cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere per le accuse di omicidio, tentato omicidio, rapina pluriaggravata, detenzione e porto illegale di armi.

Un colpo organizzato per recuperare denaro e che avrebbe dovuto fare da “apripista” a una serie di altre rapine, piano che, visto il terribile esito di quella andata in scena in corso Alba, è sfumato.

I militari questa mattina hanno arrestato cinque soggetti. Il presunto organizzatore del disegno criminoso, colui che non avrebbe partecipato direttamente al colpo ma che avrebbe invece organizzato la squadra e tirato le fila del piano: Antonio Guastalegname, imprenditore di Castello di Annone.
Sarebbe stato lui a pianificare tutto, almeno secondo i carabinieri e il pm Laura Deodato che ha coordinato le indagini, reclutando il figlio Domenico, classe ‘93, Antonio Piccolo, classe ‘91, residente a Nicotera, in Calabria, Fabio Fernicola, 40enne di Asti, e Jacopo Chiesi, pizzaiolo di Castello di Annone che all’epoca dei fatti aveva solo 21 anni. Per gli inquirenti sarebbe stato proprio lui a sparare uccidendo Manuel Bacco sul colpo.

I fatti
Quella sera, era il 19 dicembre, i quattro arrivarono davanti alla tabaccheria a bordo di due auto, una Panda e una 500 prese a nolo, come dimostrano anche le immagini del circuito di sicurezza di un distributore di benzina nei pressi della rivendita. Due rimasero in auto, Guastalegname Domenico e Fabio Fernicola, che abitando in zona ed essendo frequentato del negozio, avrebbe rischiato di essere riconosicuto.
Entrarono invece Piccolo e Chiesi, entrambi con i volti coperti da cappucci e passamontagna. Non si aspettavano forse che i commercianti reagissero al tentativo di rapina. Cinzia, la moglie di Manuel, alla vista dei malviventi infatti abbozzò una reazione, suscitando una reazione spropositata nel giovane e inesperto rapinatore (Chiesi è incensurato ndr). A quel punto il giovane esplose due colpi di pistola a scopo intimidatorio che fecero reagire la vittima. Manuel, si scagliò a difesa della moglie, cerando di bloccare i rapinatori che invece aprirono di nuovo il fuoco. Quello con la pistola sparò nuovamente altri due colpi che raggiunsero il tabaccaio in pieno petto, uccidendolo sul colpo. Poi la fuga a bordo delle due vetture noleggiate in città e restituite la mattina dopo.

Le indagini
I carabinieri da subito si sono messi sulle tracce del gruppo. Merito di un importante ritrovamento fatto proprio dalla moglie di Manuel appena dopo la rapina. Parliamo di un passamontagna abbandonato da uno dei malviventi fuori dal negozio e sul quale i militari hanno recuperato alcune tracce di Dna. Dna che dopo molti accertamenti ha portato a Chiesi e poi ad altri due soggetti del gruppo. E’ stato necessario un lavoro incrociato fra carabinieri del nucleo investigativo astigiano e Ris per riuscire a collegare le tracce a un nome in particolare. In questi anni gli inquirenti hanno analizzato il dna di 50 soggetti riuscendo poi a trovare uno dei piccoli tasselli che hanno composto il puzzle di questa complicata indagine.
Importanti sono state anche le analisi delle celle telefoniche e dei cellulari in uso agli arrestati, la visione dei filmati delle telecamere di sicurezza e l’ascolto anche di alcuni testimoni chiave.
Fino alla svolta di questa mattina che ha portato agli arresti dei presunti responsabili dell’omicidio.
Nel corso dell’indagine sono state eseguite anche diverse perquisizioni domiciliari. A casa di uno degli arrestati, Chiesi, i militari hanno recuperato anche alcuni proiettili identici a quelli esplosi nella rapina. Prova ne sarebbe un difetto di fabbricazione del lotto riscontrato sulle munizioni.
“Si è trattato di un’inchiesta complessa e difficile per la quale è stato necessario anche attendere i tempi maturi – ha spiegato il comandante provinciale Bernardino Vagnoni -. In questi quasi quattro anni non ci siamo mai fermati raccogliendo i minuscoli tasselli che alla fine hanno composto un puzzle da migliaia di tessere”.

La vedova
La prima ad essere informata della svolta nelle indagini è stata Cinzia Riccio, la vedova di Manuel Bacco.
“Questa notte ho ricevuto la telefonata che tanto ho atteso e sperato che arrivasse – ha spiegato Cinzia, accompagnata dalla mamma Adriana alla caserma di via delle Corse per ringraziare gli inquirenti di persona -. Io sono molto credente e proprio qualche giorno fa mi sono rivolta a Dio come faccio spesso chiedendogli di poter conoscere la verità. Alla fine sono stata esaudita”.
Un incubo che in qualche modo finisce, quello di Cinzia, che dopo aver lottato per anni, qualche mese fa ha deciso di vendere la tanaccheria di corso Alba teatro della tragedia.
“Ogni giorno era quasi rivivere quei momenti. Non è stato per niente facile, non so se altri ci sarebbero riusciti. Ad ogni cliente sconosciuto che entrava il mio pensiero correva agli assassini di Manuel”.
Oggi quell’incubo è tramontato. “Ringrazio i carabinieri che non mi hanno mai lasciato sola. Ci ho sempre creduto, anche se non sono mancati i momenti di sconforto, e alla fine oggi ho conosciuto la verità su cosa è accaduto quella sera di dicembre”.
Per i presunti colpevoli della rapina finita nel sangue Cinzia, 35 anni, dice di provare solo rabbia.