Ironico, dissacrante, elegante e provocatorio: Philippe Daverio, ospite di punta del convegno “Turismo e sviluppo. quali le sfide?” organizzato dalla Provincia di Asti a palazzo Mazzetti, ha ancora una volta accentrato l’attenzione del suo fedele pubblico astigiano.
“Asti ha un sapore storico coinvolgente – ha detto Daverio – fatto di rapporti di estetica intimi e profondi. E si mangia molto bene. Da Milano si arriva in poco più di un’ora di automobile. Allora mi chiedo, perché i Milanesi vanno in Toscana e non vengono in Piemonte? Perché nessuno comunica il Piemonte. La prima questione è comunicare”.
“Il Piemonte – ha proseguito Daverio -, come la Toscana, è abbastanza ben preservato. Ma quest’assoluta nullità della comunicazione che lo contraddistingue è anche un plus, perché personalmente devo dire che io temo il turismo. La scelta è questa: lasciare il Piemonte ignoto, riservato a pochi viaggiatori, o toscanizzarlo?”.
C’è di più. Secondo Daverio il Piemonte non sarebbe simpatico agli Italiani. E il turista tedesco che si siede a tavola chiederebbe più facilmente un vino toscano o siciliano che un vino piemontese. Il Piemonte è poco visitato, e al di fuori dei suoi confini le sue icone culturali non avrebbero fortuna: “Fenoglio? Pavese? Quasi dimenticati”, ha sentenziato Daverio.
“La vera operazione da compiere è di chiarimento psicologico. Vi conviene avere dei turisti tra i piedi? E se sì, che tipo di turisti? Esiste un altro modello di turista, quello che non si fa gonfiare le caviglie per vedere tutti gli Uffizi in un quarto d’ora”. Insomma, Daverio è un alfiere dello slow turism, con una critica a Pollenzo “dove si discute di etica del cibo poi lo si serve in piatti di plastica. Io amo la porcellana, non c’è niente da fare”.
Il Piemonte si configurerebbe come un luogo ben conservato spesso proprio grazie alla miopia degli indigeni, che ha consentito di non demolire il passato, laboratorio ideale per la sperimentazione del turismo lento, se solo la straordinaria ristorazione fosse assistita da un sistema ricettivo all’altezza: “In che albergo andrò a stare? Ti aspetteresti un albergo contenuto, piccolo, non caro, con mobili scricchiolanti. Non lo si trova. Il sistema alberghiero del Piemonte non ha ancora trovato una sua lingua. Siamo all’anno zero del turismo, oggi va inventato, riprogettato. Cento anni fa l’Italia era il primo paese al mondo nelle classifiche turistiche. Oggi è l’ottavo. Tra 15 anni chissà?”.
Marianna Natale