Imparare a mangiare meglio dopo la malattia: un campione di signore astigiane, aderenti al progetto Diana5 finalizzato a prevenire le recidive del tumore al seno, indica che si può. Lo si deduce dai risultati di un’indagine presentata ieri pomeriggio, nella piazza interna dell’ospedale Cardinal Massaia, durante l’Obesity Day.

Quest’anno la Struttura di Dietetica e Nutrizione Clinica ha voluto caratterizzare la giornata sul rapporto tra obesità e tumori. Perché, come ha ricordato il primario Maria Luisa Amerio, “i soggetti obesi hanno un maggior rischio di sviluppare alcune patologie tumorali: le donne all’endometrio e alla cistifellea, gli uomini al colon”.

Diana5, promosso da Asl AT e LILT (gli stessi soggetti promotori della manifestazione di ieri insieme alle associazioni di volontariato Astro, Con Te, La via del cuore, Progetto Vita) punta sulla prevenzione attraverso una corretta alimentazione e l’attività fisica.

Trentanove delle 61 donne che vi aderiscono hanno accettato di rispondere ad alcune domande poste dalla Struttura di Dietetica e Nutrizione Clinica per raccontare il loro comportamento a tavola prima e dopo la scoperta del tumore. Ventisette (69,2%) delle 39 intervistate consumava abitualmente, prima della malattia, due porzioni di frutta al giorno: dopo sono diventate 36 (92,3%). Allo stesso modo è salita la percentuale di signore che ogni giorno mangia tre porzioni di verdura: l’84,6% dopo la malattia contro il 43,6% di prima, un dato quasi raddoppiato. Meno carne rossa e più pesce. “L’80% delle intervistate – ha spiegato la dietista Annalisa Alessiato – consumava due porzioni di carne rossa alla settimana, oggi ridotte a una o nessuna, mentre 2 donne su 3 ricorrono al pesce due volte alla settimana: prima di ammalarsi questa abitudine coinvolgeva 1 donna su 3”.

E nella prevenzione dei tumori, ha ricordato un’altra dietista del Massaia, Daniella Piccillo, tra le regole dettate dalle linee guida del centro di ricerca internazionale sul cancro (WCRF) c’è proprio quello di “mantenersi snelli”, limitando il consumo di alimenti ad alta densità calorica, bevande zuccherate, sale (non più di 5 grammi al giorno), carni rosse ed evitando quelle conservate.

“Diana5 – ha sottolineato Cristina Gavazza, coordinatrice del progetto LILT – insegna alle donne ad alimentarsi correttamente, proponendo ricette tutt’altro che punitive: sono generalmente facili da preparare e gustose”. “Io faccio dosi un po’ più abbondanti, così mangiano in modo sano anche mio marito e mio figlio” ha raccontato una delle tre testimoni della giornata. “In questo modo il momento conviviale – ha rimarcato Claudio Lanfranco, presidente della LILT – diventa anche un’occasione votata alla prevenzione e all’educazione alimentare”.

Attenzione puntata, durante l’incontro, alla “dieta a colori”, con il variegato allestimento di verdura e frutta a cura della Coldiretti. I prodotti sono stati divisi per colori (bianco, rosso, giallo, verde, blu/viola) e la dietista Annalisa Alessiato ha spiegato il valore delle sostanze fitochimiche che li caratterizzano e fanno bene alla salute. “Insieme alla regola – ha indicato la dottoressa Amerio – di rispettare la stagionalità e di consumare frutta e verdura locale: in questo modo avremo maggiori garanzie che siano state raccolte nel giusto periodo di maturazione, quindi più ricche di sostanze nutritive”. 

Aperta dai saluti di Paolo Marforio e Roberto Gerbi, rispettivamente direttore sanitario dell’Asl e del Massaia, la giornata si è conclusa al Massaia con una fitta serie di domande dal pubblico, a conferma dell’interesse suscitato dall’iniziativa. Nel tardo pomeriggio altro momento di sensibilizzazione, su alimentazione e cancro, alla LILT.