Ostriche TanaroAncora una volta il Tanaro regala resti fossili di organismi vissuti nel Mare Padano milioni di anni   fa: un’ulteriore conferma della specificità del territorio astigiano, per il quale si punta al   riconoscimento di Distretto Paleontologico.   La scoperta, del tutto casuale, si deve ai Nuotatori del Tempo Avverso, libera associazione di   cimentisti e nuotatori invernali in ambienti naturali, che a settembre “provarono” le acque del fiume   in preparazione dell’immersione al festival “Tanaro è…” promosso dal Comune di  Cerro.  Nel letto del fiume i nuotatori liguri, guidati dal presidente Roberto Giuria, trovarono quelli che, a   prima vista, pensarono fossero degli strani sassi bucherellati: ben diversi da quelli che ricoprono il   fondale. Qualcuno del posto raccontò che già altre volte, anche sulla riva del fiume tra Cerro e   Rocchetta, erano stati ritrovati reperti simili, forse riconducibili a un lontano passato.   Le singolari “pietre” furono prese in custodia dall’Associazione Comunica, presente all’immersione   dei nuotatori, che le consegnò al Museo Paleontologico per un esame più approfondito.   Al paleontologo Piero Damarco è bastato poco per riconoscere nei reperti “ostriche fossili, risalenti   a 2 – 3 milioni di anni fa, tipiche delle sabbie plioceniche della zona”.  L’esperto rivela un aspetto anche curioso: “I fori abbastanza grandi sono il risultato dell’attività di   molluschi bivalvi perforanti che all’epoca sfruttarono la conchiglia, notevolmente spessa, per   costruirsi la tana”. Ma come hanno fatto ad arrivare le ostriche dell’antico mare nell’ultimo tratto   astigiano del Tanaro? “Attraverso eventi alluvionali o di piena importante che le hanno trasportate a   valle, dove si sono depositate” spiega Damarco.    I reperti sono custoditi, per ora non in visione, al Museo Paleontologico dove è già possibile   osservare l’ostrica gigante pliocenica (grande più di 20 centimetri, pesa oltre 2 chili) che da poco più   di un mese compare nella preziosa collezione di conchiglie.   Ma soprattutto negli spazi espositivi gestiti dal Parco paleontologico astigiano al Michelerio c’è lo   scheletro del delfino ritrovato nel 2003 nel letto in secca del Tanaro, a poca distanza dagli Stagni di   Belangero e nemmeno troppo lontano dalla collina di San Marzanotto dove, nel 1992, riemerse   dalla terra la balena Tersilla, tra i richiami principali del Museo dei fossili.