La Società della Cura scende in piazza in tutta Italia. Sabato, anche per Asti, è stato il momento per manifestare il proprio dissenso contro gli indirizzi di questo sistema economica basato sul denaro e non sull’umanità. Con un Recovery Plan in cui nessuno intravede un cambiamento di rotta. L’Ospedale Cardinal Massaja è stato il punto da cui si sono alzate le voci, non solo di protesta ma anche di solidarietà “con chi in questi mesi ha tenuto il passo a questa pandemia: le donne e gli uomini della nostra tanto vituperata e massacrata sanità pubblica” spiega dal megafono Luisa Rasero, del coordinamento Asti Est, una tra le tante associazioni che hanno preso parte all’incontro. Sono stati in tanti, tantissimi, ad alternarsi al megafono, mentre dalle ambulanze che passavano si scorgevano tute bianche. Visiere. Visi stanchi. E, pollici alzati piuttosto che cenni di saluto.Anche i consiglieri comunali Maria Ferlisi (Pd), Massimo Cerrutti (5s), Mario Malandrone (Ambiente Asti) e Mauro Bosia (Unitisipuò) hanno voluto esserci e dire la loro, come una folta rappresentanza del Friday For Future che ha portato il proprio pensiero per un mondo migliore. Il mondo che dovrà essere loro e che noi dovremmo lasciargli in buono stato: anche solo per educazione. Perchè, come spiega Giovanni Pensabene, presidente di Casa del Popolo “Purtroppo viviamo in un mondo malato e dobbiamo far crescere gli anticorpi necessari”. Anticorpi che non si troveranno senz’altro nella brevettazione dei vaccini, altro tema caldo della mattinata “Non si può brevettare il sole” Michele Clemente (coord. Asti Est) fa sue le parole del premio Nobel, Albert Sabin, inventore del vaccino contro la poliomielite che aveva spiegato così la sua scelta di non brevettarlo “il vaccino deve essere di tutti, perchè salva vite e le vite sono l’unico bene inalienabile di ciascuna donna e di ciascun uomo” Anche se, a fare i giuristi, non ne abbiamo la proprietà ma solo il possesso in quanto un giorno lo dovremo restituire. E, quando lo restituiremo, cosa ci rimarrà: l’astio del protagonista della novella di Giovanni Verga “La roba” o la leggerezza di chi sa di aver fatto la cosa giusta. Che senz’altro non è, ad esempio “votare per il proseguimento dell’embargo a Cuba” come racconta Mauro Bosia “quando le sue task force mediche sono venute qua da noi ad aiutarci quando la bufera del covid ha rischiato di travolgerci”. Il cambiamento parte dal basso. Anche dalla riconoscenza, dall’educazione, dal rispetto: dai valori umani e non solo dagli indici di bilancio.

Paolo Viarengo