Filippo Mobrici è stato rieletto per la terza volta consecutiva Presidente del ‘Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato’. Un mandato triennale che riconferma anche la doppia vicepresidenza di Stefano Chiarlo e Lorenzo Giordano.

Questo è ciò che ci racconta Mobrici in merito a passato, presente ma soprattutto futuro del Consorzio e dei vignaioli “Essere rieletto è una grande soddisfazione, che sottolinea la fiducia riposta in me dai soci. Ciò che io ed il mio team abbiamo fatto in questi anni è stato recepito positivamente infatti, oltre a me, è stato confermato anche tutto il consiglio di amministrazione uscente. Non sempre le scelte prese si sono rivelate ottimali ma tutte ci hanno fatto crescere ed io non amo guardare troppo al passato, ritengo invece che bisogna concentrarsi sul futuro con ottimismo.”.

Il Presidente passa poi alla descrizione delle sfide superate durante questi anni “Rispetto al primo mandato è evidente che abbiamo trovato una situazione completamente diversa e molti degli obiettivi prefissati sono stati raggiunti e superati. La soddisfazione più grande è che questo Consorzio, che era visto un po’ come la ‘Cenerentola’ del Piemonte, oggi è preso a riferimento e ci vengono dati grande riconoscimento e fiducia da parte di istituzioni, consorzi e soci (che sono passati da 160 nel 2014 a più di 400). Il merito è di una squadra coesa, composta dai due vicepresidenti Chiarlo e Giordano, che ormai sono con me da sempre, dai consiglieri e dai collaboratori, ragazzi giovani che hanno sposato questo progetto e lo stanno portando avanti con grande professionalità. A livello di promozione siamo andati oltre le aspettative, passando da 0 a 50 eventi all’anno in tutto il Mondo. Abbiamo anche dato al Consorzio una nuova sede nel prestigioso castello di Costigliole.”.

Mobrici fa poi un’analisi dei punti di forza “Il Monferrato è una tra le più grandi espressioni di enologia e vitivinicoltura dell’Italia e del Mondo e noi abbiamo grandi produttori, che hanno sposato il nostro progetto di promozione e valorizzazione del territorio. Altro grande punto di forza è il ritorno dei giovani nell’attività vitivinicola ed enologica, che negli ultimi anni ha fatto sì che il vigneto anziché diminuire (come ha fatto per quasi 50 anni), addirittura viva una timida ripresa, con aumento della superficie vitata. Questo è stato possibile inculcando nei ragazzi l’idea che col mestiere di vignaiolo si può vivere in modo dignitoso e supportandoli con la creazione di associazioni di produttori che credono fortemente in questo territorio ed investono per fare grandi vini.”.

Il Presidente analizza anche export e mercati del futuro “Tra i nostri obiettivi principali vi sono il mantenimento del posizionamento nei vecchi mercati (Germania, Stati Uniti, Canada, Giappone…) e la consacrazione in quelli nuovi (Paesi del nord come Norvegia, Danimarca, Svezia… e Cina, il mercato che rappresenta ancora un’incognita). Abbiamo potenzialità enormi e possiamo essere protagonisti in questi mercati, perché il Mondo ha fame dei nostri grandi vini, unici poiché possono vantare ben 2000 anni di storia. Dobbiamo solo imparare a promuoverli nella giusta maniera, cominciando dai viticoltori che devono diventare imprenditori, imparando lingue, strategie di marketing e di comunicazione e concentrandosi sulla loro immagine. Oggi tutto ruota intorno alla comunicazione ed il consumatore moderno vuole conoscere il produttore, perché la massima garanzia di qualità non è l’etichetta del prodotto ma la faccia di chi lo produce.”.

Nel territorio risiede la chiave di volta “Questo territorio, unico al Mondo, è la nostra grande ricchezza e noi dobbiamo sfruttarla al meglio. Non basta solo portare il prodotto all’estero, bisogna sviluppare un’idea di accoglienza nel nostro territorio, poiché questa è la vera discriminante. Per farlo dobbiamo migliorare innanzitutto la ricettività in senso lato (strutture ricettive, altra ristorazione, formazione del personale di sala, internet…). Il Piemonte è ricco di prodotti tipici e tradizioni culinarie, quindi bisogna creare e vendere un pacchetto che preveda un forte legame fra tradizioni e cultura del territorio, grandi cibi e vini.”.

Da qui l’importanza di sviluppare sinergie sempre più forti con gli altri territori piemontesi “Spesso nella nostra regione si tende alla frammentazione delle varie realtà, sarebbe fondamentale invece che quando si nomina il Piemonte del vino si parlasse all’unisono, poiché questo ci darebbe una grande forza a livello nazionale ed internazionale. Essere anche presidente di ‘Piemonte Land of Perfection’, in questi anni mi ha dato la possibilità di interagire con le numerose realtà associative del Piemonte, usando il Consorzio da collante. Mi auguro che si continui su questa strada, poiché sarebbe una grande conquista farsi vedere uniti, portando il messaggio che il Piemonte è una delle regioni vitivinicole più importanti del Mondo, dove ha sede il primo sito UNESCO dedicato a viticoltura ed enologia’.”.

Una battuta poi sulle denominazioni “A mio avviso 13 denominazioni sono già molte e mi auguro che non ne nascano altre, perché significherebbe frammentare ancor più la comunicazione. È fondamentale invece renderle sempre più identificabili, promuovendole nella giusta maniera. Il Consorzio attua iniziative specifiche, come ‘Indigena World Tour’, realizzato con l’aiuto dell’amico Ian D’Agata (famoso giornalista e sommelier) e legato proprio ai nostri vitigni autoctoni (Barbera, Grignolino, Albugnano, Freisa, Ruché…), denominazioni che abbiamo presentato nel Mondo intero, con l’obiettivo di caratterizzare ognuna con la propria identità. Questi vini sono unici e non replicabili, ecco perché l’identità è fondamentale e noi abbiamo il dovere di valorizzarla sempre di più.”.

Mobrici confessa anche il suo cruccio più grande “Dobbiamo ancora lavorare molto su un obiettivo difficile da raggiungere, ovvero l’equa remunerazione delle uve, al fine di ottenere una giusta redditività dei nostri vigneti. Oggi c’è troppa speculazione intorno a questo mondo ed esistono ancora prezzi che non dovrebbero nemmeno essere proposti ai viticoltori. Siamo in balia dei mercati perciò, quando si compra una bottiglia di vino, non ci si dovrebbe basare principalmente sul prezzo come discriminante ma bisognerebbe porre l’attenzione verso produttore e territorio di provenienza. I nostri vini hanno una storia millenaria e non devono assolutamente essere paragonati a vini di altre zone del Mondo, molto meno pregiati. La situazione deve essere affrontata con grande determinazione ed in sinergia con tutti, a cominciare da chi rappresenta i vignaioli, come le associazioni di categoria (Vignaioli Piemontesi, Coldiretti, Confagricoltura, CIA…). Il mio sogno più grande è quello di rendere il lavoro di vignaiolo nel Monferrato il più dignitoso che si possa fare e questo si ottiene solo con una giusta remunerazione, perché il vino non è solo frutto della vite ma del lavoro dell’uomo. Dobbiamo fare in modo che chi coltiva i vigneti sia orgoglioso di farlo, essendo il vero custode del territorio. Questo percorso accomuna tutti poiché, se c’è ricchezza, vivremo bene non solo noi ma soprattutto le generazioni future. I nostri avi hanno fatto le guerre e, pur vivendo spesso in condizioni drammatiche, per millenni sono stati su queste colline, regalandoci quello che oggi è il patrimonio dell’umanità e noi abbiamo un dovere morale nei loro confronti e la grande responsabilità di preservare questo patrimonio per i nostri figli!”.

Si congeda poi con un ringraziamento a tutta la stampa, fondamentale alleato e veicolo di comunicazione e supporto nella diffusione di idee e messaggi.

Stefania Castino