petizioneLa garanzia che ogni prodotto che troviamo sui banconi sia fatto senza grave sfruttamento, ovvero con diritto alla libertà personale del lavoratore (non costrizione), condizioni abitative degne interamente a carico delle aziende, salari e contratti in regola e l’applicazione un’etichetta trasparente di ogni prodotto, che informi dettagliatamente su ogni passaggio della filiera. Sono le richieste di Alberto Mossino, Antonello Mangano, Yvan Sagnet, Andrea Segre primi firmatari di una petizione contro lo sfruttamento dei lavoratori legati ai prodotti che finiscono sui banconi dei supermercati. “La vendemmia dei vini pregiati del Piemonte come le arance calabresi. Il pomodoro a Foggia e le serre in Sicilia. L’uso di manodopera straniera sottopagata è un modo di produzione, non un’emergenza umanitaria che si produce al Sud – spiegano -. Da anni a Canelli, provincia di Asti, un accampamento improvvisato di lavoratori dell`Est impegnati nella vendemmia funziona da esercito di riserva. Abbassa il costo del lavoro e produce la baraccopoli che di solito si crea al Sud. Le raccolte agricole sono caratterizzate da emergenze umanitarie, tensioni, condizioni abitative degradanti. Dal pomodoro in Puglia alle arance di Rosarno si pensa che il problema sia un`economia arcaica e marginale. Invece sono coinvolti anche i vini piemontesi, uno dei simboli di maggior prestigio del made in Italy. Ciò che è accaduto nell`astigiano è un punto di non ritorno, che si somma alle esperienze di Castelnuovo Scrivia e Saluzzo. Anche l2agroalimentare del Piemonte produce situazioni di precarietà e sfruttamento soprattutto nei periodi di raccolta”. “Massimizzare il profitto porta ad affidarsi a squadre di caporali al Sud, a cooperative – più o meno fittizie, spesso dell`Est Europa – al Nord – continuano -. Le differenze sembrano abissali (il primo è reato penale, il secondo perfettamente legale), ma il risultato che producono è identico: i salari già bassi sono decurtati e i braccianti stranieri non possono permettersi un`abitazione in affitto. Vivono in tuguri orrendi come fossero profughi di una guerra africana. Così l`accoglienza degli stagionali diventa un «costo sociale» caricato sul welfare e una questione di ordine pubblico. Non è – come dovrebbe essere e come è sempre stato – una voce del bilancio aziendale. È sempre più esteso il lavoro paraschiavistico che si diffonde come un virus contagiando settori e territori che si ritenevano immuni. L’immagine dell’agroalimentare italiano è già ampiamente deteriorata e non c’è tempo da perdere. Nel frattempo la stampa tedesca, con Der Spiegel, ha dato ampio spazio alle condizioni disumane delle raccolte in Italia; in Norvegia si è discusso del boicottaggio del pomodoro proveniente dal nostro paese; una inchiesta in prima serata di France 2 ha scosso l’opinione pubblica transalpina.Subito dopo il sindacalista Yvan Sagnet ha proposto il boicottaggio dei supermercati italiani. Solo Coop ha risposto, dicendo che garantisce sui propri prodotti e marchio e controllerà quelli venduti sui suoi scaffali”. I firmatari hanno aperto anche un sito dove è possibile sottoscrivere la petizione.