UCtotbPane, frutta, vino e diversi piatti: vi siete mai chiesti da quali pietanze fosse composto il menu dell’Ultima Cena? Un gruppo di studiosi torinesi, divulgatori di “archeoricette” lo ha fatto. Nelle scorse settimane sono partiti alla volta di Israele e Palestina per indagare sulle abitudini alimentari di quella terra 2000 anni fa, studiando il caso del menu del Cenacolo, incrociando le informazioni delle diverse branche dell’archeologia e tentando di approfondire le conoscenze sull’arte culinaria del tempo di Gesù. Ne abbiamo parlato con uno di loro, Generoso Urciuoli. Come nasce l’esigenza di indagare sulle archeoricette? “Archeoricette è un progetto di divulgazione scientifica ideato da un archeologo appassionato di archeologia della produzione e di divulgazione, che ha coinvolto, strada facendo, persone qualificate per costituire un gruppo di studio e un’associazione culturale. Il desiderio è quello di tentare  la ricostruzione dell’arte culinaria appartenente a ciascuna civiltà oggetto di indagine. L’arte culinaria e gastronomica diventa un modello per tentare di illustrare, al di là degli stereotipi o della conoscenza fornita dalla vulgata, una visione attendibile e coerente del mondo antico (mesopotamico, egizio, hittita, miceneo, minoico, persiano etrusco, etc)  in merito al cibo.  Vengono raccolti i dati forniti dalle diverse branche dell’archeologia e viene formulata l’ipotesi che l’arte culinaria e gastronomica esistesse già con una sua struttura all’interno della quale ogni elemento definisce il proprio significato, con la possibilità di analizzarlo e riconoscerlo”. Quali sono i misteri attorno al Cenacolo? “Misteri tanti, ma soprattutto tanti interrogativi a cui voler dare delle risposte. Il tutto legato al cibo e a quello che circonda il cibo. Il primo punto è quello di ricostruire ciò che poteva essere transitato su quella tavola. Ma non solo cibo: a noi interessava e interessa studiare il materiale che avrebbero potuto usare per realizzare quella cena (dalle pentole alle stoviglie), la disposizione degli apostoli intorno a quella tavola, le modalità in cui si svolse e anche dove quella cena si consumò: se avvenne, dove avvenne? Noi abbiamo seguito una traccia…”

E cosa avete scoperto nel vostro viaggio?
“Più che scoprire elementi nuovi, abbiamo avuto la fortuna di trovare tante conferme e questo ci ha dato ancora più energia. Come si può immaginare, la mole di materiale, di documenti, di dati da intrecciare è immena. Il mio entusiasmo e quello della collega archeologa Marta Berogno è altissimo”.
Che direzioni prenderà adesso la vostra ricerca?
“Adesso ci aspetta la stesura del libro. Dopo lo studio a tavolino,  la verifica sul campo, adesso si torna a raccolgiere le idee e mettere tutto nero su bianco. Si sono fatti avanti diversi editori interessati a questo progetto, ne siamo felici. Utilizzeremo come espediente letterario la ricostuzioni di altri due momenti conviviali presenti nel Vangelo – le Nozze di Cana e il Banchetto di Erode – che ci consentiranno di assemblare il quadro delle abitudini alimentari della Palestina tra il I a.C e il I d.C, in modo tale da contestualizzare al meglio l’Ultima Cena”.
MN