Non si sono ancora spenti i riflettori su “La stoffa delle donne” (Sem, 2017), libro che ha ispirato l’inchiesta internazionale sul mondo del tessile, eppure la scrittrice e giornalista astigiana Laura Calosso è già in libreria con un nuovo romanzo-inchiesta: “Due fiocchi di neve uguali”.

Le storie “immobili” di due diciottenni, Margherita e Carlo, amici e compagni di liceo, nelle settimane che seguono l’esame di maturità. L’una confinata in un letto di ospedale, in coma vegetativo dopo un incidente automobilistico, l’altro chiuso da tempo nella propria stanza, vittima del fenomeno noto come “hikikomori”, termine giapponese usato in riferimento a coloro che hanno scelto di ritirarsi dalla vita sociale, spesso cercando livelli estremi di isolamento.

Tra la luce accecante della riviera d’estate e la penombra di una camera di ragazzo, Laura Calosso sceglie ancora una volta di percorrere il binario della narrativa e del giornalismo.

“È stato così con “La stoffa delle donne” (sta per andare in onda la seconda puntata della trasmissione Report dedicata all’argomento), ma anche con “A ogni costo l’amore”, dove l’indagine si appuntava sul crollo di modelli di comportamento e sistemi di valore che avevano tenuto in piedi la provincia italiana fino a quegli anni: un senso del decoro, della responsabilità che sono franati improvvisamente. In questo nuovo libro parto dall’incidente della protagonista, Margherita, per raccontare come si è arrivati alla “caduta”. Il tema centrale del romanzo è proprio la caduta, il fallimento”.

Quella dei “ragazzi ritirati” è una tematica complessa: cosa l’ha portata alla sua attenzione?

“Sto lavorando a questo libro da tre anni: mi sono concentrata su un fenomeno in crescita e ho scelto questa metafora per spiegare il nostro Paese, un’Italia che sta vivendo molte difficoltà. L’immobilismo è una di queste, l’ascensore sociale bloccato, l’impossibilità per i giovani di trovare una propria via. Moltissimi (circa 100mila persone si stima) scelgono la via dell’isolamento. Altri (285mila ogni anno) scelgono di andarsene all’estero. Un ragazzo su quattro non studia e non lavora: assistiamo a un enorme spreco di risorse umane. L’Italia non investe, non premia le competenze”.

 

“Due fiocchi di neve uguali” fa intravedere una speranza al lettore?

“È un romanzo psicologico, senza azione: è una complessa situazione narrativa di immobilità. L’unica cosa che si può fare è scandagliare i pensieri, analizzare il disagio, raggiungere una specie di catarsi che deriva dalla conoscenza profonda delle situazioni per non semplificare eccessivamente, non liquidarle. Per capire quanto sia importante e urgente agire per disinnescarle”.

L’intervista completa è pubblicata sulla Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 15 febbraio 2019.

Marianna Natale