E’ tornato e racconta la sua verità. Mauro Repetto, dopo avere fondato a fine anni ‘80 del secolo scorso gli 883 insieme a Max Pezzali, è stato tra i protagonisti di uno dei più sorprendenti successi della musica italiana negli ultimi decenni. Poi, all’apice del successo, nel 1994 è improvvisamente uscito dal gruppo e da allora per anni di lui si sono perse le tracce. Ora questa parte della sua vita viene illuminata da un libro in cui, riprendendo un celeberrimo brano, afferma che “Non ho ucciso l’Uomo Ragno” (ed. Mondadori), scritto insieme al giornalista astigiano Massimo Cotto. Mercoledì 18 Ottobre a partire dalle 18.30 il libro concluderà il suo giro di presentazioni alla Sala Pastrone di Asti.     

E’ vero che la tua uscita dagli 883 fu provocata da “Gli anni”, ancora adesso uno dei brani più amati dal pubblico che va ai concerti di Max Pezzali?

“Sì. Il verso ‘Stessa storia, stesso posto, stesso bar’ per me ha suonato come il triplice fischio finale di quell’esperienza. La provincia italiana da una parte ti coccola, da un altro ti fa venire voglia di andartene; ed io non volevo restare per tutta la vita al bar. C’era una modella a Miami che volevo provare a conquistare. Un’altra nostra canzone diceva ‘Molliamo tutto e ce andiamo a New York’, ed io l’ho fatto. Poi grazie a mia madre, che lavorava all’Ufficio Provinciale del Lavoro e mi sognava per me un futuro da laureato e un lavoro in ufficio a quaranta ore di lavoro la settimana, arrivai a Eurodisney a Parigi: lì io che avevo una laurea in Lettere, fini a fare il cowboy. Fino a quando il direttore, che aveva trascorso un periodo a  studiare in Italia, mi ha riconosciuto e chiamato a lavorare nell’area organizzativa, dove divento produttore di ‘Special Events’”.

Confermi le voci che ti vogliono pronto ad un ritorno in primo piano nel mondo dello spettacolo italiano?

“Sto preparando uno spettacolo teatrale  con il supporto di Maurizio Colombi, già regista di  ‘We will rock you’ e ‘Peter Pan’, e Marco Guarnerio, principale artefice del sound degli 883. Durante questo spettacolo racconterò la mia vita, con la partecipazione anche dell’Uomo Ragno, e canterò e suonerò con la chitarra mie canzoni vecchie e anche inedite. Ho inviato un brano ad Amadeus che lo sta valutando per il Festival di Sanremo 2024”.

E’ stata girata una serie tv sulla storia degli 883, di cui è prevista prossimamente la trasmissione su Sky. Quale è secondo te  il motivo per cui questa esperienza musicale continua ad essere presente nella memoria del pubblico?

“E’ stata la storia di due amici che, dopo essersi incontrati sui banchi del liceo, si sono insieme messi a scrivere canzoni come avrebbero potuto andare insieme in giro per la campagna. Ci siamo mostrati al pubblico mentre Max imparava a fare il cantante, mentre io tentavo di riprodurre le coreografie che vedevamo in tanti video americani. Claudio Cecchetto ha avuto il merito di intuire il valore di questa nostra ‘naiveté’ e di non avere voluto cambiarla di una virgola”.  

Michele Cascioli