Un appello. Forte, deciso. A tratti semplice, ma così estremamente difficile da mettere in pratica nel mondo di oggi, così “pieno di divisioni”. Il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ricorda alla comunità quanto sia importante non assuefarsi alla violenza, soprattutto: “non possiamo restare indifferenti”. Ospite ad Asti all’inaugurazione dell’ambulatorio “Fratelli Tutti” (via Giobert 56, nella Casa diocesana), il cardinale ha commentato le notizie all’ordine del giorno e che stanno smuovendo le coscienze, dalla violenza contro le donne, ai conflitti in corso, ricordando come la pace sia l’unica via. 

Cardinale, nei giorni scorsi si è ricordata la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Ha dichiarato che “Amore e violenza non vanno d’accordo, l’amore è dono e mai possesso dell’altro. Bisogna reagire alle tragedie come quella di Giulia e di tante altre donne la cui vita è stata spenta in modo brutale. Non possiamo restare indifferenti e soprattutto non possiamo abituarci”. Dove affondano le radici della violenza nella nostra società?

“Le radici sono varie e affondano certamente nell’individualismo, l’esibizione di sé che non impara l’amore per gli altri, ma anzi amplifica il senso di esaltazione e di repressione e rende i nostri rapporti più funzionali al nostro benessere. Come l’idea che possedere l’altro sia il vero modo con cui stabiliamo la relazione. Oggi c’è anche maggiore solitudine, ed essere sempre più individualizzati fa perdere il senso del limite nel rapporto verso l’altro”. 

Il ruolo della Chiesa per estirpare queste radici?

“Insegnare la bellezza dell’amore. Deve essere una scuola di un amore entusiasmante, gioioso. Oggi abbiamo diviso lo spirituale dal materiale, come se lo spirituale fosse un antagonista. Ma non è così”. 

Quale messaggio lancia ai giovani?

“Di scappare da una logica vitalistica, vuota e pornografica della vita e delle relazioni e di lasciarsi guidare nell’apprendimento dei sentimenti. È necessario crescere in questo, non basta accumulare esperienze. Spesso i giovani si perdono di fronte alle difficoltà, non si accettano, tutto diventa prestazione. Con questa idea di perfezione si perde la bellezza della fragilità. I limiti non sono qualcosa da nascondere, da superare, da evitare. Scontrarsi con i limiti della vita fa bene”. 

L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 1° dicembre 2023

Federica Bassignana