Debora Scalzo, astigiana di origine e milanese di adozione, presenta “Breve ma Intenso” (Santelli editore) il suo ottavo romanzo, ambientato a Catania e dedicato all’Arma dei Carabinieri.
Un racconto profondo, emozionante e potente, uscito il 6 luglio in tutte le librerie italiane. Scrittrice e regista premiata a livello internazionale, Debora Scalzo ci regala un inno alla fragilità, al coraggio e alle emozioni che bruciano sotto la pelle.
La storia ruota attorno a Salvatore, un colonnello dell’Arma segnato da silenzi e ferite mai confessate, e Debora, regista libera e appassionata. Due anime opposte che si attraggono in un viaggio emotivo che cambierà tutto tra le strade di Catania. Il romanzo è un omaggio sincero a chi indossa la divisa con onore e alle donne che amano con verità, anche quando fa male.
Come è nata l’idea di questo romanzo sull’Arma dei Carabinieri?
“L’idea è nata dal bisogno viscerale di raccontare l’anima di chi indossa una divisa. Non quella fatta solo di regole, disciplina e dovere ma quella più profonda, fatta di silenzi, solitudini, rinunce, e umanità. L’Arma dei Carabinieri non è solo un’istituzione, è un simbolo che racchiude il sacrificio di tanti uomini e donne che ogni giorno mettono il cuore oltre il coraggio. ‘Breve ma Intenso’ nasce come un’opera di pura fantasia ma si nutre di sentimenti reali, di osservazioni profonde, di storie che respirano verità. Storie fatte di sguardi, parole non dette ma sentite. È un omaggio al coraggio silenzioso, a chi vive tra rigore e cuore, spesso in equilibrio precario, ma con dignità immensa. Una storia che ho scritto con la pelle prima ancora che con la penna”.
Che tipo di storia si instaura tra Debora e Salvatore?
“La storia tra Debora e Salvatore è quella che non ti aspetti. È un amore trattenuto, sussurrato, forse anche sbagliato secondo le regole del mondo, ma profondamente giusto secondo quelle del cuore. Salvatore è un colonnello comandante dell’Arma dei Carabinieri, un uomo abituato a comandare ma che davanti a Debora si ritrova disarmato, vulnerabile. Lei, invece, è una regista cinematografica, una donna in viaggio, forte e fragile insieme, che ha imparato a vivere con il battito accelerato. Il loro amore è come una sirena nel mare in tempesta: potente ma destinato forse a rimanere lontano dalla riva”.
È un romanzo itinerante che tocca tanti luoghi.
“Sì, perché i luoghi raccontano chi siamo. Catania, Milano, Parma, Parigi e New York sono più di semplici ambientazioni. Sono anima, radici, conflitti, memorie. Ogni città ha una sua voce, e nel romanzo diventa parte integrante della narrazione emotiva. Catania, in particolare, pulsa di verità: lì si muove la giustizia, la passione, la lotta. È lì che tutto inizia, ed è lì che tutto, in un certo senso, si compie. Milano è il distacco, Parma il conflitto, Parigi il sogno e New York la rinascita. L’itineranza è anche metafora del viaggio interiore dei protagonisti, che si muovono tra paure e desideri, tra dovere e istinto”.
L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 18 luglio 2025
Massimo Allario