Andrea Cerrato non è un nome da copertina patinata, ma è uno di quei musicisti che costruiscono ogni passo con autenticità, coerenza e una pazienza fuori dal tempo. Nato ad Asti e cresciuto artisticamente tra i marciapiedi dei festival, i palchi di provincia e le strade dove la musica si misura con l’attenzione dei passanti, Cerrato è l’esempio vivente di cosa significhi fare arte in modo indipendente, senza scorciatoie. Negli anni si è ritagliato uno spazio personale nel panorama musicale italiano, fondendo pop, cantautorato e un’estetica visiva sempre più curata, costruita con rigore e sensibilità.
Dopo un lungo periodo di lavoro “silenzioso”, culminato nella maturazione di una nuova consapevolezza artistica, il 2025 segna per lui un punto di svolta. Con l’uscita di singoli come Vite compilation, Podio e Umani al top, Cerrato ha iniziato a raccogliere i frutti di un percorso lungo e a tratti impervio, e ora si prepara a consolidarlo con l’uscita del nuovo album, prevista in autunno. Intanto continua a girare l’Italia con una serie di date molto attese – alcune già sold out – e un’energia che sembra crescere di live in live.
Ma il vero momento simbolico di questo passaggio è stata la sua esibizione sul palco del Concerto del Primo Maggio a Roma: un’istantanea potente, che ha portato la sua musica di fronte a centinaia di migliaia di persone in piazza, e a milioni davanti alla Tv. Una vetrina importante, certo, ma anche un banco di prova superato con la grinta e l’ironia di chi ha imparato a cavarsela da solo.
In questa intervista Andrea si racconta senza filtri, tra palchi affollati, singoli in arrivo e quella percezione – sottile ma tangibile – che qualcosa, ultimamente, sta cambiando davvero.
Partiamo da un momento clou recente: il Concerto del Primo Maggio. Come c’è arrivato e che esperienza è stata?
“È stato tutto molto rock’n’roll. Era nei nostri piani, ma ancora da confermare. Quest’anno per la prima volta ho deciso di lavorare con un manager, Davide Gobello, dopo anni di totale indipendenza. È successo tutto in modo abbastanza spontaneo: ci siamo trovati, abbiamo sentito una bella alchimia e iniziato a stilare progetti. Uno di questi era proprio il Primo Maggio. Il “sì” è arrivato mentre ero a New York con Chiara Carrer, la mia compagna – l’unica vacanza che ci siamo concessi nella prima metà dell’anno. Tornati in Italia, ci siamo trovati a dover preparare tutto in fretta: due giorni di sala prove e via per Roma. Dal palco si vedeva una fiumana di gente e un sole incredibile, che ci ha accolti in uno dei pochi Primi Maggi senza pioggia. Emozionante e indimenticabile, nonostante fossimo solo in due sul palco: Chiara è la mia violinista, un family business”.
Com’è stato il rapporto con il pubblico in una situazione così diversa da quella dei suoi concerti “tradizionali”?
“Diverso, certo, ma non inedito per me. Era un pubblico generalista, da evento televisivo, quindi meno fidelizzato. Ma io ho suonato per anni davanti a gente che non sapeva chi fossi, quindi per me non è stato un problema, anzi: una sfida in più. Ho visto persone cantare Vite Compilation e Umani al top, quindi qualcuno che mi conosceva c’era. Dal vivo il pubblico era molto più caldo di quanto poi sia passato in Tv. Due pezzi sono pochi per scaldare davvero la piazza, ma nel complesso è stata una bella risposta. E poi, anche se non ha “svoltato la carriera”, la Tv ha un impatto enorme: persone che non sentivo da anni, gente che magari non mi conosceva, mi ha scritto dopo avermi visto in onda”.
Che fase è questa per lei, artisticamente parlando? Cosa sta preparando?
“Il mio calendario estivo è pienissimo. Ho già suonato a Bagnolo, poi ci saranno Forlì, Milano, Roma, Torino, alcune date già sold out. Il 15 luglio uscirà anche il nuovo singolo: Spirituale, che anticipa l’album previsto in uscita tra fine ottobre e inizio novembre, in concomitanza con il tour autunnale. L’album includerà anche i tre singoli già pubblicati nel 2025. Da indipendente è tanto, sono soddisfatto: sento che qualcosa sta cambiando davvero”.