Questa settimana a “Quarto Grado-La domenica” del 21 maggio nell’access prime-time di Retequattro, il focus della trasmissione sarà sul caso di Elena Ceste, la 37enne scomparsa dalla sua abitazione di Costigliole d’Asti il 24 gennaio 2014 e ritrovata morta nell’ottobre dello stesso anno. Per il delitto, il marito Michele Buoninconti è stato condannato in primo e secondo grado a 30 anni di carcere.   Un matrimonio di quindici anni e quattro figli, una casa nell’astigiano, in un paese di poco più di seimila abitanti. Elena è casalinga, si prende cura dei figli e frequenta la messa; il marito è un vigile del fuoco. Nell’inverno di tre anni fa, della donna si perde ogni traccia: mesi di ricerche fittissime in tutta la zona, ma nessun indizio utile. In un primo momento, Buoninconti sembra avallare l’ipotesi di una fuga volontaria; in seguito, quella del rapimento. Iniziano anche a rincorrersi voci su una “doppia vita” di Elena, che potrebbe aver conosciuto altri uomini sui social. Finché, il 18 ottobre, il corpo della Ceste viene ritrovato nelle campagne poco distanti dall’abitazione. Sei giorni più tardi, Michele Buoninconti viene iscritto nel registro degli indagati; il 29 gennaio 2015, i Carabinieri lo arrestano con l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Nei primi due gradi di giudizio, la condanna per l’uomo è la medesima: 30 anni di carcere, secondo i giudici «Michele è colpevole».   Il domenicale a cura di Siria Magri – con ospiti in studio e in collegamento – ripercorre il giallo di Costigliole d’Asti partendo proprio dalle motivazioni della sentenza di secondo grado depositate pochi giorni fa: la corte d’assise d’appello scrive che Buoninconti «è il maggiore accusatore di se stesso» e «ha costantemente depistato le indagini».