Nei giorni scorsi l’Associazione Culturale “Giacomo Bove & Maranzana”, come tradizione da diciannove edizioni a questa parte, ha realizzato il Giacomo Bove Day, per commemorare il noto esploratore, nato nel paese del Monferrato nel 1852.
Relatori di prestigio si sono succeduti nel corso del convegno, ospitato presso la Cantina Sociale “La Maranzana”. Il generale Danilo Morando, direttore dell’Istituto Superiore di Stato Maggiore Interforze dell’Aeronautica, ed il maggiore Giuseppe Evangelista, il contrammiraglio Fabrizio Orengo, direttore dell’Istituto Idrografico della Marina, e lo storico Aldo Caterino, hanno ribadito l’importanza di Giacomo Bove quale cartografo e idrografo, scienziato ed esploratore ed hanno trattato in modo esauriente, affascinando il numerosissimo pubblico intervenuto, il tema dell’ultimo viaggio di esplorazione compiuto da Bove nel 1885-1886 nel continente africano.
Nel 1885 il Ministero degli Esteri italiano incaricò Bove di una missione in Congo. Erano quegli gli anni della spartizione coloniale dell’Africa. Nel novembre 1884 si era aperta la Conferenza internazionale di Berlino che intendeva regolare le molteplici iniziative europee nell’area del bacino del fiume Congo. La missione condotta da Bove, che in un primo tempo era stata affidata ad Antonio Cecchi, aveva l’obiettivo di consentire all’Italia di introdursi nella regione per esplorare opportunità commerciali e coloniali. Prima della partenza, Bove condusse viaggi preparatori in Belgio e in Gran Bretagna. La spedizione italiana salpò da Liverpool il 2 dicembre 1885 sul vapore “Landana” dell’African Steam Ship Company diretto in Congo. Bove era accompagnato dal capitano di fanteria Giuseppe Fabrello e dal dott. Enrico Stassano, zoologo. Costeggiarono l’isola di Madeira, poi puntarono sulle Canarie, dove fecero rifornimento di viveri. Il 19 dicembre costeggiarono la Sierra Leone. A tal proposito Bove descrisse la bellezza dei luoghi, ma riferi’ che la Sierra Leone era il luogo più malsano di tutta la costa occidentale d’Africa. Superata la costa della Liberia, giunsero all’isola di Sao Tome’ ed in Gabon.
Giunta alle foci del Congo il 17 dicembre, la spedizione risali il corso del fiume fino a Matadi, ove rimase durante tutta la stagione delle piogge, fino ad aprile, effettuando osservazioni di carattere geografico e commerciale nel basso Congo. Bove cercò di conoscere il territorio, il commercio e le nazioni che già lì lo praticavano, per promuovere un futuro commercio per l’Italia. Chiesta al Governatore una carovana per proseguire il viaggio, ma, ostacolato dai funzionari di Stato dell’amministrazione coloniale che controllava il Congo per conto del re Leopoldo del Belgio, che frappose ostacoli alla missione, dovette attenderla sino al 2 giugno.
Ripartiti da Matadi il 3 giugno, risalirono il fiume, per l’esplorazione dell’Alto Congo, raggiungendo le citta’ di Leopoldville (5 luglio) e di Brazzaville e i loro dintorni, fino alla confluenza del fiume Kasai, il più grande affluente del Congo, proseguendo nell’Alto Congo fino alle cascate di Stanley, dove giunsero a metà agosto e dove Stassano dovette lasciare la spedizione, a causa di una malattia.
Navigarono con grandissime difficoltà sino all’Equatore, nella zona dove viveva ancora l’esploratore Stanley con la popolazione dei Bangala. Si spinsero anche più a Nord, fino alle cascate di Stanley, dove trovarono tribù in guerra contro gli schiavisti arabi arrivati fin là dall’Oceano Indiano. Dall’agosto 1886 ripresero la via del ritorno e ridiscesero il fiume, ma anche il capitano Fabrello fu assalito da febbri violente e furono costretti a trasportarlo per gran parte del viaggio.
Il 17 ottobre si imbarcarono per l’Europa. Anche Bove accusava i sintomi di quel malessere che lo avrebbe purtroppo portato alla morte.
Tornato in Italia, nel suo rapporto finale l’esploratore escludeva categoricamente qualsiasi vantaggio e ogni convenienza dell’Italia a partecipare alla colonizzazione del Congo soprattutto per le difficili condizioni del clima e per la povertà delle risorse.
Bove tornò dalla spedizione in Africa gravemente malato, accusando febbri intermittenti. Si dimise dall’incarico di ufficiale della marina e divenne direttore tecnico della società di navigazione “La Veloce”.
Bove morì suicida a Verona il 9 agosto 1887.
Ora la salma riposa nel cimitero di Maranzana, dove si e’ svolto l’omaggio alla tomba nella cappella di famiglia, preceduta dalla visita alla Casa Museo nel Municipio.
A conclusione del convegno di domenica, il dott. Gianmario Regge di Torino, medico e famoso artista, ha realizzato e donato all’Associazione Culturale “Giacomo Bove & Maranzana” un prezioso plastico raffigurante il viaggio di Bove in Congo.
Infine, nei due giorni successivi al convegno, sono stati coinvolti gli alunni della Scuola Primaria di secondo grado di Mombaruzzo, con una caccia al tesoro didattica a tema “Giacomo Bove, esploratore, antropologo, climatologo, cartografo ed idrografo” e per le scuole di Calamandrana sono stati realizzati laboratori di cartografia, ponendosi l’obiettivo di ricordare la vita e le spedizioni dell’esploratore e di illustrare la storia e il prezioso patrimonio di conoscenze e di imprese che ci ha lasciato in eredità e che ci deve proiettare in un futuro sempre più complesso, in cui la Scuola, la Geografia e l’Ambiente devono recuperare appieno la dignità del loro insostituibile ruolo. Un futuro che approfondendo la scoperta e la conoscenza del territorio, lo metta in luce, promuovendone una visione di interazione uomo-natura che valorizza le attività umane nel contesto naturale e sociale.


