Ultimo appuntamento con la rassegna “Cunté Munfrà – dal Monferrato al mondo”, giunta alla quindicesima edizione, uno dei più importanti appuntamenti culturali del Monferrato Astigiano. Nata per volontà dell’Unione Colli Divini – nel cuore del Monferrato e della casa degli alfieri /Archivio della Memoria Astigiana è da allora sostenuta dalla Regione Piemonte, dagli Enti Locali coinvolti, dalla Fondazione CRT. E’ realizzata in collaborazione con la rivista Astigiani. La direzione artistica di Cuntè Munfrà, fin dall’inizio della rassegna, è affidata a Luciano Nattino, regista, autore ed esperto di cultura popolare, coadiuvato da Massimo Barbero. Sabato 3 dicembre alle 16 ad Asti alla Cascina del Racconto è in programma un incontro sul tema del Gelindo nel quarantennale della “ripresa” della divota cumedia ad opera di Luciano Nattino e della compagnia teatrale “Angelo Brofferio”; un “raduno”dei Gelindo di tutte le generazioni e dei gruppi piemontesi che lo hanno rappresentato in questi anni, seguito da una chiacchierata con illustri “gelindologi” e ospiti. Condurrà Piercarlo Grimaldi (Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, Pollenzo-Bra), interventi di Luciano Nattino, Massimo Barbero, Fabio Fassio (Teatro degli Acerbi), Gianpaolo Fassino e Michele Fontefrancesco (antropologi e ricercatori Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, Pollenzo-Bra), Franco Castelli (antropologo e scrittore), saranno presenti attori delle compagnie (di tutte le generazioni) e ospiti. In concomitanza all’incontro alla Cascina del Racconto sarà in corso La borsa del libro 2016 dalle 10 alle 20. “Gelindo ritorna. Come sempre. A Natale. – commenta Luciano Nattino – Ritorna con la sua cavagna carica di ricordi e speranze. Ritorna con le brume e l’odore del mosto, con le prime gelate e l’attesa del lieto evento. Si racconta di generazione in generazione.Lo portiamo in scena come “divota cumedia” e lo portiamo nel cuore, insieme al bisogno di presepe, di alberi adornati.” Il Gelindo è un pezzo importante della tradizione piemontese sia orale sia scritta e teatrale, patrimonio culturale linguistico regionale. La “divota cumedia” del Gelindo ha origini monferrine (ci sono testi a partire dal XVII sec.) ma la sua tradizione orale si collega al teatro medievale di tutta l’area franco piemontese, ai mistères e ai presepi viventi di francescana memoria. E’ un testo teatrale popolare tra i più conosciuti in Piemonte, almeno fino alla seconda guerra mondiale, e tutt’oggi non risulta completamente dimenticato ma anzi sembra conoscere una ripresa. Il Gelindo è stato letto e rappresentato a partire dai primi anni dell’Ottocento nelle stalle, negli oratori, nei teatri di tutto il Piemonte e il suo personaggio è entrato a far parte del presepe. Inoltre i cantastorie hanno dato il loro contributo alla diffusione del testo rimaneggiato nelle piazze di tutta l’Italia settentrionale. Ad Asti viene rappresentato ininterrottamente ogni anno dal 1977 ad opera di Luciano Nattino e della compagnia teatrale “Angelo Brofferio” dimostrando che anche un gruppo non legato alla chiesa si era interessato all’opera. La versione di Nattino, in dialetto astigiano, si rifà alla versione più antica del Renier dove è presente esclusivamente la famiglia di Gelindo ma prende anche spunto da quella di padre Tognazzi. A partire dal 2007 una nuova versione “a veglia” del Gelindo è stata portata in scena sulle colline astigiane da parte del gruppo J’Arliquato di Castiglione d’Asti, sempre con la regia di Nattino. Ma sono tanti i gruppi che lo rappresentano da anni in Piemonte, ognuno con le proprie peculiarità. Tra essi l’Associazione San Francesco di Alessandria (con sede nel convento dei Frati Cappuccini), che porta in scena “il Gelindo dei Frati” ininterrottamente ogni anno dal 1924 con la recita della businà, che risulta essere il momento più atteso della rappresentazione: si tratta dell’uso di premettere alla rappresentazione un testo satirico di critica di costume, una sorta di prologo di antica origine e diffuso sia nel mondo contadino ma anche negli ambienti della borghesia urbana. Il compianto avv. Aldo Moraschi, per anni protagonista e cantore del Gelindo alessandrino, nella sua enfasi ben sintetizza così lo spirito della rappresentazione: “Gelindo, con i suoi pastori tutti d’un pezzo, ripete ancora oggi, come allora, una realtà sempre vera: la pochezza di noi uomini di fronte al Divino, ripete che le parole grosse che usiamo per apparire – mentre la realtà è ben diversa – sono sovente ridicole, mentre la semplicità e la bellezza degli affetti sono l’unico vettovagliamento della nostra fame quotidiana”. E la versione di Gian Mesturino (patron del Teatro Alfieri, dell’Erba, del Gioiello e del Teatro Nuovo di Torino) che da alcuni anni porta in scena con la regia di Girolamo Angione. O la narrazione di Ombretta Zaglio nell’alessandrino. Quest’anno gli studenti delle scuole medie astigiane Brofferio e Martiri lo porteranno in scena prendendo spunto dalla versione di Nattino, con la regia di Patrizia Camatel. E altre. Di generazione in generazione. L’appuntamento è a ingresso libero. Verranno raccolte offerte a favore di Amatrice e delle popolazioni colpite dal terremoto nel Centro Italia. Info: 339 2532921 – luciano.nattino@casadeglialfieri.it  – fbcasa.degli.alfieri – www.casadegliafieri.it