Gli Einaudi passarono per Manera. Sembra incredibile che, per quanto piccoli e sconosciuti i nostri paesi delle langhe possano sembrare, lascino sempre la propria impronta nella letteratura e nella storia. A farlo questa volta è una spaghettoteca nella piccola frazione di Benevello, in provincia di Cuneo. In un libro uscito pochi mesi fa, “La parabola dello Sputnik. Diario 1956-1958”, Tommaso Munari cura un diario di Daniele Ponchiroli, caporedattore della casa editrice Einaudi, che racconta dall’interno i fatti storici degli anni 50, dalla crisi del Pci, al lancio sovietico dello Sputnik durante la guerra fredda, senza dimenticare gli aneddoti di tutto quello che i colleghi einaudiani fanno e dicono, primo fra tutti Italo Calvino, fortemente critico sulle posizioni di Togliatti e dei comunisti italiani di fronte alla rivolta d’Ungheria. A fare da cornice a queste analisi politiche e sociali e a momenti difficili, come i debiti della casa editrice e la sua cessione a Mondadori, Ponchiroli racconta i momenti di svago, le gite e le cene passate con i colleghi e il direttore Giulio Einaudi, discutendo del presente e commentandolo con una sincerità e una consapevolezza propria solo di chi quei momenti li sta vivendo in prima persona. In una di queste gite per l’Italia, Ponchiroli e Einaudi approdano nelle “Langhe alte, ad una quindicina di chilometri da Alba, in località Manera”, dove si fermano per un pranzo in un’osteria. Quell’osteria esiste ancora oggi, ed è attualmente di proprietà del signor Franco Pagliarino. “9 anni fa abbiamo trovato una trave di legno con su inciso l’anno “1935” e questa è stata la prima casa costruita qui a Manera. È sempre stata una locanda. D’inverno una volta da Campetto venivano su fin qui con i cavalli e i carri”, spiega Franco. I suoi genitori rilevarono la trattoria nel 63’, poi Franco e sua moglie, nell’86, ebbero l’idea di trasformarla in un luogo dove mangiare principalmente spaghetti: la “Spaghettoteca Campoleone”. Non è la prima volta che l’osteria di Manera compare in un libro. Viene infatti citata più volte da Beppe Fenoglio ne “La Malora”. Guarda caso edita per la prima volta nel 1954 proprio dall’Einaudi.

Danilo Bussi