Nei saluti del presidente del Cepros Gian Michele Amerio, riferendosi al Convegno “Quale Dio?” in memoria di Paolo De Benedetti, così affermava: Una “tavola apparecchiata”, un “semplice e complesso” ove non solo si possono ricomporre le incomprensioni, ma un vero locus di conoscenza e studio.

In più con la consapevolezza  che non si legge e interpreta la Bibbia  da soli e che, rispetto a certe domande che hanno  al centro  il Mistero è  bene pensare mai da soli.

“Quale Dio?”. Paolo De Benedetti non presume di saper dire  qualcosa, ma si sente in dovere di difenderlo da chi dà una falsa idea o, perlomeno, se non sa dire chi Egli è, tenta di dire almeno chi non è. 

Il lamento del mondo è un grido venuto da Auschwitz ed è rafforzato ogni giorno dai pianti dei nuovi massacri in terra di Israele e in terra di Palestina che non possono essere giustificati dal peccato, né compensati dalla vita eterna. 

E qui la seconda domanda a Dio “Dove sei?”. Una domanda che merita la risposta divina “Eccomi!”. Perché se l’uomo è il creato sono specchio di Dio, Dio ha bisogno di specchiarsi nel Creato inteso come Tu e perciò è  colui che ascolta il grido e ci autorizza a “gridare  a Lui”. E fu il grido di Gesù nella Passione, cioè di un Figlio al Padre muto: “Dio mio Dio mio perché  mi  hai  abbandonato?”. L’immagine  del Gesù  in croce è  quella che  incarna il massimo della debolezza,  capace,  però,  di rovesciarsi nel suo  contrario, il massimo della forza, redentrice  dell’intera  umanità.  Un Dio depurato da ogni trionfalmente con il quale è  possibile giungere  a  uno  scambio  di  compassione per “conservarlo” e perché  Lui conservi  noi.

Si pongono tre domande in questa epoca che sembra voler andare oltre al “silenzio di Dio” e cerca di approcciarsi a Lui con categorie nuove, seppur nella logica del settantunesimo senso di tutte le cose e anche di Dio stesso.

Quale epoca determinata da grandi rivoluzioni tecnologiche (nanotecnologie, biotecnologie, robotica, intelligenza artificiale) stiamo vivendo?

Quale singolarità  umana, caratterizzata dalla smisuratezza dell’intelligenza  artificiale e dalla solitudine dell’individuo ci attende?

Quale singolarità di Dio, che passa dal teismo al post teismo, dal Dio fuori al Dio dentro, si prefigura?

È  ancora Paolo De Benedetti che ci guida,  lui che ha vissuto la doppia identità di ebreo-cristiano.

Il rapporto tra ebrei e cristiani è imprescindibile: agli ebrei pone la domanda se un Messia che muore e che soffre  per il riscatto del suo popolo è  compatibile col Dio dell’antico Testamento; ai cristiani pone la domanda se il Dio della loro  fede  abbia la sua sostanza nel Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe.

Forse non vi siete accorti, ma in questa sintesi c’è la voce di chi è ebreo, di chi è protestante, di chi cattolico.

All’interno  di questo dialogo interreligioso e intrareligioso soffiava lo spirito di unità che portava ad affermare più  le convergenze che le differenze: tutti siamo alla ricerca di Dio.

Il convegno è stato introdotto dal vescovo Marco Prastaro e ora con lui chiudiamo. 

La domanda: “Dio, dove sei finito?”, titolo del suo ultimo libro, si è ben contestualizzata nello svolgimento dei lavori. Certo con un taglio più pastorale: la proposta di realizzare insieme una Chiesa diversa, più viva, più  vivace, più coraggiosa. Misericordiosa perché non  sorda  al lamento del mondo. 

Ci aspetta la fatica del pensare che è  apertura al Mistero.

La risposta plausibile, che non pretende di avere valore per tutti, ognuno, all’interno della relazione vissuta con Dio, potrà  trovarla  lasciandosi guidare dalla Bibbia.

Enzo Montrucchio