Oggi, 27 gennaio, in occasione della Giornata della Memoria, è andato in scena allo Spazio KOR lo spettacolo “Gli occhi di Levi – Letteratura teatrale animata”, curato dall’associazione “Tre atti nel bicchiere” e dal’Assessorato  alla cultura del Comune di Asti, con la collaborazione del Liceo Classico Vittorio Alfieri. Stamattina si è tenuta la prima rappresentazione per le scuole, che sarà replicata alle 21 per il pubblico.

Con la regia di Fiorella Carpino, dieci sono stati gli attori in scena (Susanna Nuti, Alberto Pellitteri, Celine Beltrame, Chiara Bosco, Caterina Conti, Gianluca Fragale, Valentina Giovara, Sofia Longo, Giorgia Mendola, Carola Rovero), tra cui studenti e studentesse del liceo, che hanno vestito i panni dei deportati dei Lager nazisti, interpretando degli estratti del libro “Se questo è un uomo” di Primo Levi, narrati da Gianluca Fresia, che con intonazione ed espressività ha accolto la sala.

All’apertura è stato presentato il valore di questa rappresentazione teatrale, di come ciò può essere una riflessione su quello che accade oggi nel mondo, che invita a guardare e riflettere, ricorda quanto sia importante testimoniare, di come vuole rappresentare il valore intrinseco della memoria e raccontare di quella diversità tanto rifiutata ed emarginata.

Dall’arresto fino alla sperata liberazione, gli attori si muovono sul palco presentando un’espressivitá dei volti e dei gesti che emoziona, turba e colpisce lo spettatore. Vengono prima accarezzati delicatamente, poi improvvisamente percossi dalla guardia nazista del Lager, rappresentata dalla coreografa, attrice e cantante Susi Amerio. Si spogliano e si rivolgono al pubblico; tra di loro ci sono anche due ragazze, unite da un forte rapporto che le lega e per cui si fanno forza a vicenda, con sguardi che testimoniano sofferenza e che chiedono di non dimenticare.

Dice la regista Fiorella Carpino: «Due anni fa ho riletto “Se questo è un uomo”, che avevo già letto quando ero più piccola, quando andavo alle scuole medie, se non mi sbaglio. Rileggere, però, un testo simile dopo anni, con una maturità che, comunque, si è acquisita nel tempo, mi ha aperto nuove idee, nuovi pensieri, oltre ad avermi commosso veramente. Rileggendo parola per parola, pagina dopo pagina, ho pensato che questa testimonianza non potesse rimanere chiusa in un libro, per quanto sia già, di per sé, potente, poiché può arrivare agli occhi e alle mani di tutti. Mi sono inventata, perciò, due anni fa, questo spettacolo, sotto forma, però, di lettura teatrale, dove la sofferenza e la fragilità dell’essere umano vengono rappresentate solo fisicamente: è per questo che c’è un narratore ed è per questo che gli attori in scena non parlano. Questo spettacolo è nato nel 2021 e ha fatto parte del primo Festival della Memoria. Ovviamente, però, in epoca di Covid non era possibile fare spettacoli in presenza e abbiamo registrato, perciò, un video che è andato poi online sul mio sito youtube. Possiamo dire quindi che è la nostra prima volta in presenza questa ed è la prima volta che abbiamo la collaborazione del liceo classico, con dei ragazzi veramente piccoli che si sono buttati in questo progetto e sono riusciti oltre tutto. É quindi un insieme di cose nuove che si mescolano al vecchio e che hanno come base l’idea di poter portare davvero a riflettere, a ricordare che quello che è successo è vero ed è davvero molto, molto drammatico».

Una trasposizione dell’opera di Levi, che, attraverso il linguaggio e le sensazioni del corpo, ha raccontato una realtà storica cruda e violenta, di cui dobbiamo mantenere viva la memoria, perché come disse l’autore di “Se questo è un uomo”: «Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre».

Dana Proto