Festeggiare i cinquant’anni di fondazione della parrocchia significa compiere il lavoro di ricerca non facile nella breve e intensa storia di questi anni e trovare il supplemento di energia necessario per guardare con speranza al futuro. La parrocchia nel suo essere “casa tra le case” è al centro di una serie ineludibile di sfide di adeguamento al nuovo contesto sociale, culturale ed ecclesiale.
Nello scenario sempre più complesso e frammentato del presente, molte attese e speranze si stanno riversando sulla parrocchia che deve contemporaneamente essere esperienza di fede e luogo di accoglienza senza confini. Come saldare culto e vita quotidiana, come portare l’annuncio di fede a coloro che sono fisicamente vicini alla parrocchia, ma spiritualmente distanti?
Attorno a queste domande, centrali per una rinnovata presenza missionaria della parrocchia nel territorio, si è cercato, d’intesa con il “progetto culturale diocesano”, di allargare gli orizzonti di crescita ed offrire all’attenzione di tutti alcuni spunti di riflessione in sintonia proposto dalla lettera pastorale del nostro Vescovo: “La trasmissione della fede non può essere realizzata da una singola persona, ma può sperare di essere efficace solo a condizione di coinvolgere l’intera comunità, della Chiesa diocesana piuttosto che di una parrocchia o di un gruppo. È la comunità che custodisce le memorie della fede; è la comunità che affida a qualcuno (genitore, catechista, animatore) il compito di educare”.
Ci agevolerà in questa ricerca S.E. Mons. FRANCO GIULIO BRAMBILLA, vescovo ausiliare di Milano e preside della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, che venerdì 21 alle 21 nella parrocchia di N.S. di Lourdes parlerà sul tema “Il vangelo della speranza in una chiesa che guarda alla città”. Ci aiuterà a ricomprendere come la parrocchia debba riappropriarsi di una sua “grammatica” di comunità capace di formare ad una fede adulta, “pensata”, vissuta, ed essere – citando ancora la lettera pastorale – “luogo di incontro tra generazioni per dare continuità ad una tradizione che non si riduce ad una fredda conoscenza del passato, ma consiste in un dinamismo di accoglienza e trasmissione dei doni di Dio, diventando strumento vivo di una continua rivelazione”.

Michelino Musso