Sabato 28 dicembre, un gruppo di 60 giovani e 110 adulti, accompagnati dal Vescovo Marco, è partito da Milano in direzione di Tel Aviv, per vivere un pellegrinaggio in Terra Santa ‘suoi Suoi passiʼ. Partendo da Nazareth, per arrivare a Gerusalemme, passando per Betlemme, i pellegrini avranno la possibilità di rivivere i luoghi della vita di Cristo, tra cui Cana, il Monte Tabor, il Monte degli Ulivi, Cafarnao, il Mar Morto, la Grotta della Natività, il Muro del Pianto.

Il quarto giorno ha avuto inizio con lʼarrivo nel deserto di Giuda, luogo in cui Gesù resistette alle tentazioni del Demonio per quaranta giorni. Lì, circondati dallʼarida natura, hanno preso parte alla messa celebrata dal Vescovo Marco. Egli, durante lʼomelia, ha parlato, appunto, del deserto, associando a questo due sentimenti: quello dellʼessenzialità e quello della nostra debolezza, dei nostri limiti e del fatto che dipendiamo sempre da qualcuno. Ha posto, poi, come soluzione il guardare direttamente queste nostre mancanze, per quanto possa essere doloroso, perché questo ci permette di scoprire Gesù, Colui che è in grado di far fiorire il nostro deserto. In direzione del Giordano, essi hanno attraversato Gerico, città in cui si svolse lʼepisodio di Gesù e Zaccheo. Sono, dunque, arrivati alle sponde del fiume Giordano e, dopo aver rinnovato le promesse battesimali, hanno avuto un poʼ di tempo per riflettere sul passo del battesimo di Gesù: questo, al tempo di Giovanni Battista, era visto come un battesimo di conversione e di remissione dei peccati. Tuttavia, Gesù non ha peccati, quindi perché dovrebbe farsi battezzare? Per dare un esempio e per comunicarci qualcosa di sé. Sono stati forniti loro anche altri tre spunti significativi, prelevati proprio dal testo: Giovanni dice a Gesù, quando Lui va a farsi battezzare: “Tu vieni da me?”. Sì, perché il nostro Dio è un Dio che va incontro agli uomini, solidarizza con i peccatori, si mette al loro livello; nel momento in cui Gesù viene battezzato, si aprono i cieli: solitamente, ciò avviene quando accade qualcosa di terribile, ma in questo caso scende una colomba, simbolo dello Spirito Santo; Gesù è il Salvatore che lʼumanità attendeva, lʼAmato. È anche stato sottolineato come noi siamo figli, non sudditi; Dio ama tutti in modo unico, si compiace di noi, ci ama così come siamo perché così ci ha creati. Dopo il pranzo, si sono recati al Mar Morto, il punto più basso al mondo sulla terra ferma, a ben 420 metri sotto il livello del mare. Qui hanno avuto tempo per fare il bagno nella salatissima acqua, per divertirsi e passare del tempo insieme in tranquillità. I giovani sono stati accompagnati per tutta la giornata dallʼeloquentissimo Donato. Nel tardo pomeriggio hanno avuto lʼopportunità di incontrare e ascoltare la testimonianza di David Nehaus, un padre gesuita, precedentemente ebreo, convertito al cristianesimo. Ebreo di origini tedesche, nasce in Sudafrica a causa della fuga dei suoi genitori dalla Germania nel 1936. Lì frequenta la scuola ebraica, dove gli viene imposta la religione. Lui, però, non crede e i suoi genitori, per questo, lo mandano a Gerusalemme allʼetà di quindici anni. Qui frequenta ancora la scuola ebraica e si innamora rapidamente della città. In seguito allʼincontro con una badessa di origine russa, di 89 anni, paralizzata, innamorata della vita e di Gesù, si converte al cristianesimo e inizia ad approfondire la sua fede e la realtà cristiana. I suoi genitori non accettano la sua conversione e credono che sia solo una situazione momentanea. In questo periodo conosce un palestinese, diventano amici e lui, venuto a conoscenza del fatto che la sua famiglia sia lontana, lo invita a casa sua, a vivere con la sua famiglia. Negli anni successivi entra in contatto con il padre gesuita, inizia con lui un discernimento, va qualche volta in prigione, viaggia per il mondo, impara molte lingue. Infine viene battezzato e ordinato. Entra nella congregazione dei gesuiti e inizia a insegnare a ebrei e arabi. Ha parlato loro della sua vita, della sua occupazione, delle sue idee sulla situazione israeliana e palestinese: egli crede che potrà esserci la pace, quando ci sarà la volontà e quando tutti vedranno gli altri come esseri umani. Fino ad adesso si è sempre utilizzato un linguaggio di rifiuto dellʼaltro. Ci va un linguaggio alternativo, come fece Nelson Mandela in Sudafrica. Egli sogna una società basata sullʼuguaglianza, pace e giustizia. Dopo lʼincontro, soddisfatti, i giovani sono tornati in hotel per aspettare la mezzanotte tutti insieme. Il quinto giorno è stato dedicato alla visita di alcuni luoghi significativi di Betlemme. In prima mattinata si sono recati al Santuario della Visitazione, poco fuori la città. Qui Maria, dopo sette giorni di viaggio, giunse da Elisabetta, sua cugina. Erano entrambe incinte e in questa circostanza si incontrano per la prima volta anche Giovanni Battista e Gesù. In questo momento, il bambino nel grembo di Elisabetta ha un sussulto, “danza” e la madre viene ricolmata di Spirito Santo. Da questo momento, il Vescovo ha accompagnato i giovani per tutto il resto della giornata. Subito dopo hanno vissuto la messa, nella quale in Vescovo ha fatto notare come sia straordinario che la Vergine e la Sterile siano entrambe incinte e, nel giorno della Solennità di Maria Madre di Dio, ha sottolineato come questa festa ci ricordi che Gesù è vero Uomo e vero Dio. Successivamente si sono recati e hanno svolto una visita, purtroppo breve, al Museo dellʼOlocausto Yad Vashem (memoria del nome). Lì hanno provato la rievocazione del dramma, che descriverlo qui sarebbe troppo riduttivo. Dopo il pranzo al ristorante, hanno visitato il Campo dei Pastori, luogo in cui questi ultimi ricevettero lʼannuncio dellʼAngelo, che disse loro di seguire la stella cometa che li avrebbe portati al Messia. In seguito si sono recati al Basilica della Natività e hanno avuto modo di inginocchiarsi e baciare la Stella nella Grotta della Natività, punto in cui si stima sia nato Gesù Cristo. I ragazzi hanno avuto poco tempo per ammirare e pregare in quel luogo, ma quei pochi minuti sono stati preziosi. Subito dopo hanno visitato velocemente la Chiesa di Santa Caterina e hanno ascoltato la storia di San Bartolomeo, raccontata dalla loro nuova guida Habib! Nel tardo pomeriggio sono tornati in hotel passando per le vie del centro di Betlemme, circondati da luci e alberi di Natale luminosi. Dopo la cena, ognuno si è ritirato nella propria stanza per riposarsi e prepararsi alla sesta giornata, dedicata completamente alla visita di Gerusalemme.

Alessia Volpicelli