Il commento alla Parola di domenica 17 marzo 2019 (Seconda domenica di Quaresima) a cura di padre Gerardo Bouzada.

Gesù nel vangelo rivela la pienezza della Legge e della Profezia apparendo ai discepoli tra Mosè ed Elia; rivela anche la sua pienezza umana che risplende nel suo essere trasfigurato. In Gesù anche la promessa fatta ad Abramo raggiunge la sua pienezza. Nella seconda lettura, San Paolo ci insegna che la pienezza di Cristo è comunicata ai cristiani che trasformeranno il loro corpo in un corpo glorioso come quello di Cristo.

Gesù Cristo, sublime pienezza

Sappiamo che il termine “pienezza” è relativo alla capacità dell’oggetto o della persona a cui si riferisce. D’altra parte, non è solo un termine con valore quantitativo, (p.es. capacità di un bicchiere), ma principalmente ha un valore qualitativo (p.es. pienezza d’amore, di speranza). Infine, il concetto di pienezza non è al di fuori della storia, ma è intimamente collegato ad essa (p.es. pienezza di un ciclo storico). Tutto ciò che è stato detto ci aiuta a capire meglio cosa significa dire che Gesù è sublime pienezza.
Prima di tutto, la sua pienezza umana ha raggiunto il più alto grado nella trasfigurazione, in cui la divinità ha penetrato tutta la sua umanità e si è manifestata. In risposta una voce dal cielo ha confessato: “Questo è il mio Figlio amato”. In quella stessa esperienza della trasfigurazione, Gesù raggiunge la pienezza della rivelazione, concentrata in due figure dell’Antico Testamento, rappresentanti delle due grandi parti in cui era divisa la rivelazione divina: la Legge o tradizione scritta, il cui rappresentante è Mosè, e la profezia o tradizione orale, rappresentata da Elia. Gesù Cristo è il vertice verso cui sono orientate sia la Legge sia la profezia. Cristo è anche la pienezza della promessa fatta ad Abramo: benedizione, terra, fertilità. Infatti, il Padre ci ha benedetti con tutti i tipi di benedizioni in Cristo, ci ha resi partecipi di un nuovo cielo e di una nuova terra, ci ha reso un nuovo popolo fecondato con il suo sangue redentore.
Gesù Cristo è la pienezza della storia. La marcia della storia ha raggiunto il terminale nella vita storica di Gesù di Nazareth. Prima della sua presenza storica, tutti gli eventi camminarono e guardarono verso di Lui; dopo la sua partenza da questo mondo, Gesù è il portabandiera della storia e gli uomini marciano dietro di lui con la consapevolezza di non essere in grado di superarlo nella sua pienezza umana e divina. Gesù Cristo, infine, riempie con la sua pienezza non solo la storia, ma anche l’oltre della storia. Infatti, la pienezza di Cristo, di cui già partecipiamo nel tempo per grazia, ci inonderà e ci darà la pienezza corrispondente alla nostra capacità di essere figli nel Figlio. Il cielo non è altro che la pienezza di Cristo presente in ciascuno dei salvati.

Tutti abbiamo ricevuto la sua pienezza

La pienezza totale di Cristo e la partecipazione di ogni uomo a quella pienezza non sono state inventate dal Papa o dai vescovi; fa parte della rivelazione cristiana. Se un buddista, un ebreo, un musulmano fossero invitati a rinunciare a parte dei loro libri sacri, o a una dottrina che considerano la rivelazione divina, come reagirebbero? Tu puoi rinunciare a qualcosa in cui Dio stesso si è impegnato? A noi cristiani è richiesto di essere i primi a mostrare coerenza con la rivelazione cristiana, che abbraccia l’Antico e il Nuovo Testamento. Noi, cristiani, per coerenza con la nostra fede, dobbiamo essere rispettosi con i credenti di altre religioni, ma dobbiamo anche chiedere ai non cristiani il rispetto dovuto alla nostra fede.
Sarebbe una buona iniziativa da parte dei cristiani spiegare, in modo semplice e convincente, la pienezza di Cristo: che cosa significa? come influisce il rapporto con le altre religioni? come spiega la salvezza universale da parte di Dio? come possiamo conoscerci meglio e per evitare malintesi? confusione? manipolazione? Oggi si parla di ecumenismo, dialogo interreligioso, e questo è buono, ed è ben noto che la base di ogni dialogo non può che essere il rispetto della persona e l’identità dell’interlocutore. Diciamo la verità cristiana con carità, con rispetto. Solo allora il dialogo autentico e fruttuoso inizierà con coloro che cercano e amano la verità. Come dice San Paolo: Purché in ogni maniera, Cristo venga annunziato, io me ne rallegro e continuerò a rallegrarmene.

LETTURE: Gn 15, 5-12. 17-18; Sal 26; Fil 3, 17 – 4,1; Lc 9, 28-36