Il commento alla parola di domenica 13 marzo 2022 (II domenica di Quaresima) a cura di Suor Maria Daniela del Monastero Cottolenghino  “Adoratrici del Prez.mo Sangue di Gesù”

Il Vangelo di questa domenica ci presenta l’episodio della trasfigurazione che è stato un’esperienza di consolazione per Gesù e per i suoi discepoli e, se lo vogliamo, può diventarlo anche per noi. Il Vangelo sottolinea che “Gesù salì sul monte a pregare” e Luca solleva per noi, un poco, il velo su quanto avvenne nella preghiera: non furono parole, ma un incontro e un dialogo sul cammino di vita che attendeva Gesù, cioè l’esodo pasquale. Così capiamo come la croce non sia stata un evento casuale, un errore di percorso, ma un combattimento tra le tenebre dell’odio e del rifiuto e la “luce vera”, Gesù, il Figlio Amato e sempre capace di amore. Ha scritto un monaco: “Il nostro rifiuto, Signore Gesù, ti ha dato una croce, ma tu la usi come una leva, come un punto di appoggio per sollevarci fino a te, alla tua altezza o Figlio di Dio crocifisso. Poiché ci ami hai accettato la sofferenza che ti abbiamo procurato per stabilire un rapporto con noi e portarci all’abbraccio del Padre”. 

La luce che brillerà sul lucerniere della croce, nelle tenebre del Calvario, inizia a splendere nella notte della trasfigurazione davanti ai tre apostoli, mentre Gesù si immerge nella preghiera e nella volontà del Padre. Mosé ed Elia, due grandi uomini di preghiera, cosa possono dire se non vedere nella missione di Cristo il compimento che attendevano?

Nella Pasqua, dal Golgota, sta per brillare una luce nuova sul mondo. Sulla croce Gesù sarà sfigurato dalla sofferenza che sembrerà nascondere la sua gloria di Figlio di Dio e di Messia, ma essa si manifesterà come luce nella bellezza del suo amore, e brillerà poi nella sua risurrezione. E’ questo che il Padre ci dice di ascoltare e di imparare: custodire la gioia e la speranza nelle nostre prove, coltivare la capacità di dire, anche nelle nostre sofferenze: “un giorno avrò il centuplo” e così godere un anticipo di risurrezione; rispondere al male col bene, vivere una vita “trasfigurata” dalla pazienza, dall’umiltà, dai sentimenti di Cristo in noi, sentimenti di misericordia e amore che l’hanno reso luminoso nella trasfigurazione. Dio ci invita a lasciarci trasformare da Lui “riflettendo la sua luce”. Così si spiega la forza dei santi: hanno lasciato che Gesù si rispecchiasse in loro, non hanno contato sulle proprie forze. E’ bella l’espressione di Santa Teresa di Gesù Bambino: “Gesù è per me l’ascensore che mi fa salire fino a Lui”. La luce di Dio nella nostra preghiera spesso non ci mette in grado di comprendere, non risponde a tutti i nostri perché, ma sicuramente ci mostra la via da percorrere per amare di più; personalmente più mi sento creatura di fronte al Creatore più scopro che un mistero personale è racchiuso nell’anima e in questa luce anch’io posso seguire il Cristo vera luce e diventare figlia della luce in mezzo alle tenebre del mondo.

LETTURE: Gen 15,5-12.17-18; Sal 26; Fil 3,17-4,1; Lc 9,28-36