Il commento alla Parola di domenica 24 maggio 2019 (VI Domenica di Risurrezione) a cura di padre Gerardo Bouzada.

Sii dimora di Dio

Dalla incarnazione di Gesù, l’umanità del Signore è il luogo dell’incontro con il suo mistero. Incarnazione e risurrezione testimoniano i due movimenti della misericordia di Dio verso di noi.
“Essere la dimora di Dio”, alla luce della Pasqua, coinvolge ogni persona cristiana ad assumere la vocazione e la missione di essere luogo di incontro tra Dio e l’umanità; tra la compassione di Dio e la fragilità umana, tra il perdono di Dio e il peccato umano, tra la tenerezza di Dio e la vulnerabilità umana.
In tempi di grandi spostamenti di uomini, spesso non scelti ma subiti, “essere dimora di Dio” significa essere in grado di accogliere calorosamente coloro che sono stati esclusi dal sistema sociale, culturale, politico o religioso, offrendo parole e gesti concreti di una speranza che si traduce come carità solidale.

Attesa dello Spirito

L’attesa dello Spirito Santo non è una realtà statica nella vita della Chiesa. Neanche sarà rimanere nella tua zona di comfort senza impegnarti nella storia e nella realtà. Si tratta di fidarsi della promessa di Gesù al fine di consolidare l’identità, rafforzare la vita e accompagnare la missione della comunità. Il discernimento, la comunione e la comunicazione libera erano, sono e saranno necessari per uscire a incontrare il mondo e proclamare il Vangelo.
La missione dello Spirito di “insegnare” e “ricordare” non è per fare una memoria archeologica che evoca nostalgiche glorie passate, ma è un aggiornamento e approfondimento della presenza di Gesù di Nazareth nella memoria viva della Chiesa.
La sfida della comunità cristiana sarà sempre quella di accogliere la presenza dello Spirito che la inviterà a vivere in un processo permanente di fedeltà agli insegnamenti di Gesù e alla creatività nell’annuncio del suo messaggio. Potremmo dire che senza memoria fedele non c’è identità, e senza creatività non c’è annuncio evangelico.

Ricevi la pace di Gesù

La pace che Gesù offre ai suoi discepoli non nasce dalla assenza di conflitto o l’inerzia di chi non è coinvolto negli eventi della storia, ma dalla fiducia che offre Gesù risorto a coloro che hanno il coraggio di seguirlo radicalmente.
La pace che il mondo offre non è una vera pace ma una “negoziazione di parti” attraverso la quale si cerca di evitare scontri. Dove c’è uniformità non c’è pace. Ovunque sia necessario negoziare la fede, i valori del diritto di un bambino ad avere un papà e una mamma, della difesa della dignità della vita umana dalla concezione alla sua morte naturale, non ci potrà essere vera pace.
Seguaci di Gesù, siamo chiamati ad essere segni di contraddizione per aver voluto costruire un mondo più umano, più fraterno e più unito. Cercare la pace andrà spesso contro le correnti del consumismo, dell’edonismo e del relativismo. La pace, come dono di Cristo Risorto, ci invita sempre a cercare, rispettando il diritto della libertà religiosa, vie di dialogo e riconciliazione. Un cristianesimo che fa appello alla violenza per giustificare un’ideologia, si allontanerebbe dal sentiero tracciato da Gesù di Nazareth con le sue parole e i suoi gesti.

LETTURE: At 15, 1-2. 22-29; Sal 65; Ap 21, 10-14. 22-23; Gv 14, 23-29