l commento alla Parola di domenica 1° agosto (XVIII domenica del tempo ordinario b) a cura di Sr M. Sr Maria Chiara del Monastero Cottolenghino “Adoratrici del Prez.mo Sangue di Gesù”

Avete presente i bambini quando masticano le prime parole? Sì, proprio quando si divertono a indicare questo e quello e non smettono di chiedere: «Che cos’è?». È la domanda della meraviglia. È la domanda che il popolo di Dio, liberato dalla condizione di schiavitù, si fa davanti ad una specie di farina piovuta sugli accampamenti nel deserto per saziare la sua fame: la manna. Infatti, la manna si chiama manna perché gli ebrei, guardandola, si sono chiesti: Man hu? ovvero Che cos’è?
Una domanda semplicissima. Al contrario, quella che si rivolge a Gesù nell’episodio evangelico proposto oggi, è più contorta: «Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo» (Gv 6, 30-31) . Più che stupore, questo giro di parole esprime diffidenza, anzi, cecità. Ma come?! Si pretende da Gesù un segno quando ha giustappunto sfamato cinquemila uomini con cinque pani e due pesci! Per non parlare degli avanzi (cfr. Gv 6,1-13)!
Come facciamo a non meravigliarci di fronte a un segno così?! La verità è che non ci meravigliamo più di niente. La domanda Che cos’è? è davvero roba da bambini… non ci chiediamo Che cos’è? di fronte a Gesù che spezza il primo pane, poi il secondo, che arriva al quinto, ma continua a spezzare. E tantomeno ci interroghiamo di fronte al vero pane del cielo, di cui la moltiplicazione dei pani e dei pesci non è che la prefigurazione: «In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo» (Gv 6, 32-33). Gesù è il pane del cielo. Gesù, che si consegna a noi nella mensa della Parola e dell’Eucaristia. Fra tutti i miracoli, il più grandioso resta quello di un Dio infinito che per raggiungermi si lascia mangiare, letteralmente. Si lascia sbriciolare nelle parole della Sacra Scrittura e in ogni frammento dell’ostia consacrata. E chi si nutre del pane del cielo come me, diventa una sola cosa con me, perché mangiando il Suo Corpo diventiamo Suo Corpo. Come faccio a non chiedermi Che cos’è? di fronte ad un prodigio che supera ogni aspettativa umana? Come faccio ad abituarmi?
No, non posso abituarmi. Ogni giorno si rinnova la meraviglia e mi chiedo Che cos’è?: questa domanda ci salva dalla cecità. Ci apre gli occhi sui doni quotidiani che diamo per scontati, a partire dal battito cardiaco. Ci svela che oltre le apparenze c’è un Padre che provvede a tutto e che, se non ci fa mancare il pane materiale, tantomeno il Pane della Vita. Ritorniamo come bambini. Dio non si annoia di sentirci chiedere insistentemente Che cos’è?. E capiremo che la risposta alla domanda della meraviglia è una sola: Grazie. Grazie per la vita. Grazie perché non ti stanchi di parlarmi ancora. Grazie perché Ti fai Pane, per trasformarmi da dentro e farmi uno con i fratelli e le sorelle.

LETTURE: Gv 6, 24-35