Con queste righe cercherò di fare alcune considerazioni in merito al tema della riorganizzazione delle parrocchie a fronte della mutata situazione e della scarsità di vocazioni sacerdotali e religiose (maschili e femminili). Luci ed ombre di questa questione che, a seconda del metodo e della prospettiva adottati, ha assunto, in questi ultimi tre anni, svariati nomi: soppressione giuridica, accorpamento, riorganizzazione, comunità di comunità, unità parrocchiali…  

Mi concentrerò sul caso delle parrocchie del territorio di Costigliole d’Asti. Il Comune oggi conta circa 6.000 abitanti su un territorio di 36 Kmq, con nove parrocchie, tre parroci e un sacerdote coadiutore. Nel territorio comunale è pure presente una Comunità religiosa di vita claustrale; inoltre, ci sono anche due Case di riposo e tre Comunità (una per minori, una per giovani maggiorenni e una per adulti)… e svariate Associazioni, anche parrocchiali (tra cui tre Onlus/ETS afferenti al capoluogo).

Costigliole è paese economicamente dinamico, paesaggisticamente bello e turisticamente attrattivo, socialmente attrezzato e solidale. Dal punto di vista religioso i costigliolesi hanno sempre dimostrato un forte radicamento ed una partecipazione sentita alla vita parrocchiale (catechesi/celebrazioni/carità). In passato questa si è espressa in numerosissime vocazioni maschili e femminili, religiose e secolari. In passato. Non mi sto riferendo al Medioevo; non al passato remoto ma prossimo. 

Che fare con le ridotte forze? Come ripensare la pastorale? Coi parroci e i diaconi della Vicaria Madonna di Loreto ce lo siamo domandati nella primavera del 2017. La risposta fu abbozzata e relazionata in vista del Consiglio Presbiterale (che è il “Senato” della Diocesi), ma senza ottenere troppa considerazione, tant’è che dal Consiglio Presbiterale venne poi votato e approvato l’accorpamento di 17 parrocchie frazionali nella Diocesi (di cui 6 solo nel territorio di Costigliole), divenendo legge col Decreto di padre Francesco Ravinale il 5 marzo 2018.

Questo Decreto è stato accolto da molti come una doccia fredda, obtorto collo. Lo dice la realtà dei fatti: quasi nessun parroco in questi tre anni ha portato a termine i passi burocratici formali per adempiere la lettera del Decreto (va detto: non sempre per propria contrarietà, anzi! Ma magari per scarsa collaborazione). Questo però – lo anticipo – non significa che abbiamo fatto nulla! Dirò tra poco, in breve, quali tentativi sono stati fatti.

Apro qui una parentesi per sollevare lo sguardo e “sorridere”… e ragionare con due citazioni tra loro apparentemente molto lontane.  

1 – La tiepidezza del clero nei confronti degli accorpamenti parrocchiali è analoga alla tiepidezza dei Vescovi per il tema degli accorpamenti delle Diocesi. Questo lo segnalo non per dire: “i Superiori ci danno un cattivo esempio e quindi non possono pretendere da noi parroci quanto neppure loro fanno”, sarebbe stupido. Ma per segnalare eventualmente una prassi che papa Francesco ha comunque tenuto di fronte alle difficoltà/resistenze dei Vescovi e delle Diocesi. Leggo da “LaVoceTorino.it” (26 febbraio 2021): “Un tassello alla volta, papa Francesco continua a mettere in atto il suo programma di riduzione del numero delle diocesi italiane, che fin dall’inizio del suo pontificato aveva sollecitato alla CEI. E lo fa non abolendo le diocesi esistenti, ma unendone volta per volta due vicine “nella persona del vescovo”. L’ultimo caso, oggi, unendo due diocesi (Teano-Calvi e Alife-Caiazzo) ‘in persona Episcopi’. Il procedere del Papa è ormai sistematico. Bergoglio aveva infatti posto la questione fin dal suo primo incontro con l’episcopato italiano, nell’assemblea del maggio 2013 e, poi, sollecitando più volte che venisse definito un riordino. Ma, tra pareri delle Conferenze episcopali regionali e valutazione del progetto in sede di Congregazione per i Vescovi, le difficoltà non sono certo mancate, tanto che non si è ancora arrivati a una soluzione definita e praticabile. Ma intanto il Papa va avanti di suo, accorpando le sedi e riducendo, se non il numero delle diocesi, almeno quello dei vescovi”. L’articolo prosegue un impietoso elenco di Diocesi e Vescovi e cita emblematicamente il caso di accorpamento di Cuneo-Fossano nel lontano 1° febbraio 1999 (da papa Wojtyla), ma che solo [venti anni dopo] il 12 febbraio 2019 le assemblee diocesane hanno ratificato con parere favorevole. 

2 – Don Primo Mazzolari, un santo pastore e patrono dei parroci, dei curati (esiliati) di campagna in particolare, di cui mi innamorai nella solitudine di Solbrito, scriveva cento (!) anni fa: “occorre liberarci da un cumulo di impedimenti tradizionali, rivoluzionando il concetto stretto di parrocchia come era possibile in altri tempi… La deficienza di personale è un altro motivo, …si recluta per avere uomini, non importa quali, da mettere nei vari posti… Rimaneggiare le parrocchie, riducendole in certi posti, aumentandole in altri. Ridurre o interpretare l’obbligo di residenza… Tutto questo è legato a una rivoluzione nel concepire il valore dell’opera sacerdotale. Il meccanicismo sacerdotale, quel qualche cosa di funzionaristico che ha preso il ministero, deve essere abbandonato. Occorre renderlo agile, missionario. Il sacerdote, per certe mansioni, può benissimo ed è sostituito infatti da una maggiore partecipazione dell’elemento laico nell’attività della Chiesa. Non in molti, ma eletti; non il molto, ma il ben fatto.[…] La società nostra non è cristiana” (Diario, aprile 1923). Sembra di leggere l’antesignano di don Roberto Repole.  

Torno al tema. Pubblicato il Decreto, da marzo 2018, qui, nelle nostre 4 parrocchie abbiamo fatto dei tentativi, forse troppi, sicuramente abbiamo sbagliato alcune cose… Anzitutto ci siamo trovati coi vari collaboratori giovani/adulti disponibili e abbiamo fatto vari incontri di confronto insieme nei vari siti delle varie parrocchie ma sempre tutti convocati in ognuna. Abbiamo abbozzato un Calendario di celebrazioni alternando Liturgie della Parola e Messe, per sopperire così alla mancanza di celebranti. Ma questo, lo riconosco, non era la linea della Diocesi. Questa alternanza è iniziata a luglio 2018 ed è durata fino a febbraio 2020, quando il Covid ha sospeso ogni tipo di celebrazione. 

Con la ripresa delle celebrazioni sono stato costretto a ridurre il numero delle Messe a Costigliole capoluogo (da due a una) per via della doverosa sanificazione… e ad attendere di riprendere la Messa in Casa di riposo “parrocchiale”, per ovvi motivi precauzionali, (qui ho ripreso solo a Pasqua, qualche giorno fa). Non avendo più la Messa delle 9,30 a Costigliole capoluogo (ovvero la Messa coi ragazzi) ho potuto inserire in questa fascia oraria la Messa per le frazioni di Annunziata e Loreto, con cadenza quindicinale. Alla ripresa del catechismo in presenza abbiamo “dirottato” alla prefestiva la partecipazione dei ragazzi e dei loro genitori (anche per poter alleggerire la Messa rimasta unica della Domenica alle 10,30 (e sovente al limite della disponibilità dei posti consentiti).   

Nell’estate 2020 abbiamo fatto l’Estate Ragazzi dislocandola sulle varie colline (ogni collina della cintura di Costigliole ha le sue chiese e strutture, le sue persone, le sue risorse…).  

Considerazioni puntuali personalissime:

● Delle quattro comunità religiose femminili presenti sul territorio comunale di Costigliole (Suore della Pietà, Salesiane, FdC di S. Vincenzo, Passioniste) ora restano solo più le claustrali – Il calo vocazionale di consacrati è drammatico e va ammesso; chi si interroga seriamente sulla propria vocazione questo fatto lo registra e lo percepisce in modo assolutamente non banale. Sto pensando a Stefano, seminarista… Corollario: la figura del consacrato per l’integrità della comunità cristiana è figura non surrogabile. Questo deve interrogare invece tutti gli altri…  

● Le Associazioni laicali hanno un loro Codice Fiscale e in alcuni casi ciò comporta per il Legale Rappresentante responsabilità civili e penali più rilevanti di tante piccole parrocchie… e conseguentemente un carico di lavoro/attenzione particolare.

● I criteri per gli accorpamenti sono stati e sono ancora molto dibattuti. Io non saprei individuarli; ma ho l’impressione tra tutti che tutti quelli fin qui indicati non ve ne sia uno dirimente applicabile in modo pacifico. Risultano tutti alquanto approssimativi e passibili di varie interpretazioni. Neppure quello che sembrerebbe il più chiaro: un Comune un’unica parrocchia con le sue Frazioni. Vedi a riprova il nostro caso di Costigliole, ma non solo il nostro… 

● Papa Francesco va avanti riducendo… il numero dei Vescovi – Questo è quello che fa la vita con noi… In breve tempo ci hanno lasciato tanti preti: don Remo, don Mario Musso, don Bruno… solo per rimanere nel territorio Comunale. Questo assottiglia il numero e le forze… è l’«accorpamento di fatto»… Ci decide il tempo! E qui segnalo un dato importante: la convergenza delle comunità parrocchiali frazionali sulla parrocchia del capoluogo per quanto riguarda l’iniziazione cristiana è cosa pacifica e avvenuta ormai da molti anni. A integrazione, anche l’Estate Ragazzi e i Campi sono sempre stati eventi di richiamo per le varie frazioni, da oltre venticinque anni… 

● Un sacerdote agile, missionario (per una pastorale missionaria) – Ho voluto citare Mazzolari perché pochi come lui sono stati “agili, missionari” pur impedito al movimento e limitato nella predicazione, censurato negli scritti, ha saputo parlare a tutti confrontandosi quotidianamente con le situazioni della parrocchia ma senza mai esserne sommerso; ha saputo arrivare ai “lontani” dal suo esilio, e parlare al centro dalla sua periferia. Mi sono ispirato al lui per il titolo: ma non lo intendo geograficamente… Io non so come dovrà essere il futuro di questa Parrocchia, che varia per un virus e per la sanificazione… solo di una cosa ho compreso la totale inutilità: l’accorpamento giuridico, perché questa è solo una cornice, non il quadro; è questione marginale, non centrale. Il centro è la fede nel Signore e il servizio con passione alle persone affidatemi. Il cuore della missionarietà è per me il poter dedicare del tempo all’ascolto della Parola, dare altrettanto tempo e ascolto alle persone, celebrare con loro l’amore di Dio, condividere e stare solidali… con grandi e piccoli… tutti. Il resto sono carte, su cui saprò agevolmente distinguere se mettere il timbro A, B, C o D. 

Don Beppe Pilotto