Domenica 8 novembre è la Giornata del Ringraziamento, tradizionalmente momento di celebrazione e di festa organizzata dalla Coldiretti.

Quest’anno sarà tutto in tono minore, senza la celebrazione in una delle parrocchie della Diocesi e senza il pranzo sociale. Abbiamo chiesto al nuovo Consigliere Ecclesiastico don Bruno Roggero, che ha sostituito il compianto don Francesco Cartello, una riflessione sul senso di questa festa.

Ecco la riflessione

Una fotografia impietosa tratta dal Vangelo

Mi colpisce nel Vangelo la pagina che narra della guarigione dei dieci lebbrosi ad opera di Gesù (Lc 17,11-19). Possiamo riconoscere che i dieci lebbrosi presentati dal vangelo siamo noi. E dobbiamo come minimo arrossire. 

Sappiamo che in viaggio Gesù incontra dieci lebbrosi ebrei e samaritani. Ricordiamo che i samaritani sono visti male, per le loro posizioni religiose, considerati stranieri ed eretici. La malattia non era soltanto una forma di male, ma anche una scomunica, una messa al bando dai rapporti normali che fanno il tessuto della comunità. I dieci che si rivolgono a Gesù esprimono tutti, senza esclusione, la speranza in Gesù: non gli chiedono tanto di essere guariti, ma chiedono la “pietà”: guarigione e misericordia.

Tutti i lebbrosi obbediscono all’invito di Gesù e vengono guariti e quindi tutti mostrano piena fiducia nel Signore. Ma il samaritano, lo straniero e l’eretico, è l’unico che, dietro la guarigione, sa individuare l’agire di Dio e torna a ringraziare. 

Di fronte a quel fatto Gesù esprime la sua meraviglia con tre domande in rapidissima successione: “Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?”.  Gesù non fa tanto un rimprovero a degli ingrati, ma piuttosto rimprovera ad essi di non aver saputo riconoscere l’azione di Dio, di essersi accontentati della guarigione. E la percentuale non è distante da quello che oggi avviene: uno su dieci torna a ringraziare!

E’ il nostro modo di pensare e di fare che ha creato in noi, a poco a poco, la convinzione che esistiamo grazie alle nostre capacità, che siamo noi gli artefici del nostro destino, che tutto dipende solo da noi.

La pandemia in cui viviamo ha eroso molte certezze, anche quelle della scienza, ma credo non abbia ancora scalfito a fondo quel senso di autosufficienza che ci tiene incapaci di dire “grazie” sempre e costantemente.

Ringraziare è una via di liberazione 

Ringraziare è uscire dall “io” autosufficiente e idolatra di sé, per scoprire  i doni del “Tu” di Dio e e il “noi” dei fratelli. 

Ringraziare qualcuno infatti significa riconoscere che quello che ho lo ho ricevuto come un dono, per pura misericordia di Dio, senza averne alcun merito o alcuna parte. Il rendimento di grazie è presa di coscienza dell’amore dell’altro che mi fa sussistere; è riconoscere con responsabilità di essere di fronte a Qualcuno che mi ama. Sa ringraziare però … solo chi umilmente si accorge di non essersi “fatto da sé” ma di essere un continuo frutto dell’Amore del Creatore.

La vita non mi appartiene, mi è donata perché io la condivida. Che cos’altro vorrebbe creare in noi la preghiera del mattino (Ti adoro, ti amo, ti ringrazio …), se non il permanere in questa consapevolezza? Mi è donato immeritatamente un nuovo giorno di vita. Solo così potrò stare nella vita e servirla con rispetto e simpatia. Solo questa consapevolezza mi fa gioire e ringraziare per la varietà e l’originalità con cui Dio mi ha chiamato all’esistenza e mi ha posto in un giardino.

L’Eucaristia

La fonte, la forma più bella e il fine della vita lo scopriamo  ogni domenica quando ci raduniamo per l’Eucarestia, cioè per “rendere grazie” al Padre per il dono della salvezza che ci ha raggiunto nel suo Figlio Gesù e ci raduna da fratelli.

Ogni Domenica è giorno di lode e di ringraziamento per l’opera della creazione e della redenzione. 

Ogni Eucaristia ci strappa dall’isolamento per metterci in comunione, ci allontana dall’egoismo per insegnarci a condividere i beni del creato, ci impedisce di sentirci padroni per farci servi di ogni creatura, unisce il cielo e la terra e “ci orienta ad essere custodi di tutto il creato” (Francesco, Laudato sì, n.236)

L’Eucaristia e gli altri sacramenti e sacramentali che la circondano sono ricchi di tutta la bellezza del creato (e del Creatore): dal pane al vino, dall’acqua così umile e preziosa all’olio che risana e consacra, dai frutti della terra offerti nei cestini alle spese solidali per i poveri, dai colori variegati, ai profumi ed ai sapori accattivanti portati alla Mensa Eucaristica direttamente dai campi e dagli allevamenti locali. 

Le deprivazione del gusto di cui abbiamo sentito parlare da tanti fratelli affetti da Covid-19 sia anche uno stimolo per riconoscere e ringraziare per il cibo, i sapori, la qualità e la cura nella preparazione del cibo quotidiano a cui tante persone dedicano fatica e impegno anche per la tutela della nostra salute. 

Nell’Eucaristia è veramente riassunto un movimento cosmico di terra, persone, frutti, ecc.  segni e strumenti di un ringraziamento che sale a Dio da tutta la creazione e scende tra gli uomini in una condivisione da accrescere tra fratelli. (cfr. Francesco, Laudato sì, nn. 233-237)

I frutti della terra

Il mese di novembre porta con sé la sorpresa di un grazie ancora più ricco per la raccolta degli ultimi frutti della terra, saporiti, abbondanti e coloratissimi, provvista per l’inverno che si avvicina e periodo di termine dei grandi lavori agricoli.

Una preghiera di ringraziamento per il raccolto composta nel monastero di Bose recita così: 

“Sii benedetto Signore, perché tu apri la tua mano generosa e ogni vivente si sazia dei tuoi beni: tua è la terra e tutto ciò che essa contiene. Fa’ che nessun uomo soffra la fame, e i beni che tu hai creato per tutti da tutti siano condivisi”

Nella preghiera la bellezza e la varietà dei frutti diventa segno della creatività favolosa di Dio, magnifica il lavoro dei coltivatori e incita alla destinazione universale dei beni della terra per un mondo più giusto ed inclusivo.

L’acqua al centro del messaggio per la Giornata del Ringraziamento 2020

In particolare quest’anno il messaggio della Commissione della Cei per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace ci ricorda il valore dell’acqua e del suo alto valore umano, spirituale e socioeconomico:

“La Parola di Dio fecondi la vita degli uomini perché agiscano in modo solidale e sostenibile. L’accesso all’acqua potabile per tutti gli uomini e lo spreco della risorsa idrica sono temi di giustizia sociale. Riguardano tutti”. Il tempo dell’emergenza sia anche un tempo di rinnovata solidarietà: possa rafforzare i legami sociali e faccia riscoprire le relazioni di cui vive il tessuto sociale e produttivo.  (Messaggio Cei per la giornata del Ringraziamento 2020)

Già nella Laudato sì, in un paragrafo dedicato all’acqua (nn. 27-31), il Papa definiva l’accesso all’acqua potabile e sicura un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, condizione per l’esercizio degli altri diritti umani. La mancanza di accesso all’acqua, sottolineava Francesco, colpisce soprattutto i poveri, verso i quali il mondo ha un grave debito sociale. L’importanza di questa risorsa vitale chiama inoltre a un’evoluzione educativa e culturale per limitarne lo spreco. L’enciclica sottolineava inoltre il ruolo dell’acqua nel sostenere gli ecosistemi terrestri e acquatici e le minacce che derivano dall’inquinamento idrico e ambientale. Lezioni da non dimenticare.

La Domenica del Ringraziamento.

Domenica 8 novembre non sarà possibile celebrare la festa provinciale della Coldiretti come nel passato attraverso memorabili giornate che hanno raccolto la partecipazione e la fierezza di tanti agricoltori e operatori dell’enogastronomia locale.  Non perdiamo però l’occasione per ricordare nelle comunità parrocchiali questa dimensione della vita ed il lavoro di tanti agricoltori, braccianti ed operatori della catena alimentare. 

Attraverso la preghiera dei fedeli, attraverso le preghiere del Messale che valorizzano la dimensione del ringraziamento, attraverso la stima e l’acquisto dei prodotti locali e soprattutto attraverso i sorrisi da dietro la mascherina, facciamo sentire la nostra simpatia a tutti coloro che vivono e lavorano nelle nostre terre generose di prodotti e di varietà pregiate.

A questo ci invitano i nostri Vescovi: “Nella situazione odierna, la Chiesa italiana desidera in primo luogo esprimere la propria vicinanza agli uomini ed alle donne della terra, sapendo che dal loro generoso lavoro dipende in misura determinante il benessere della popolazione. C’è in loro una riserva di energia, di competenze e di creatività che può e deve essere valorizzata per superare la difficoltà ed andare oltre la crisi. Perché questo sia possibile, però, occorre un agire sinergico e lungimirante, che sappia far interagire costruttivamente diversi soggetti, non escluse le famiglie rurali”. (Messaggio Cei per la giornata del Ringraziamento 2020)

Mettiamoci tra coloro che hanno tanti motivi umani e di fede per dire “grazie” al Dio creatore e a tutti coloro che cooperano a coltivare e custodire i beni della terra. Buona festa del ringraziamento!

don Bruno Roggero