Il commento al Vangelo di domenica 5 ottobre (Lc 17,5-10) a cura di Marianna Dellaferrera
Nel Vangelo di questa domenica leggiamo la frase “Accresci in noi la fede!”. Quante volte ci è capitato di sentirci inadatti nella nostra fede e abbiamo chiesto al Signore di far crescere in noi la fede? Credo, però, che quest’esclamazione vada oltre alla nostra fede personale e che rispecchi anche la crisi di fede che popola il nostro tempo e il nostro paese: la Chiesa e la fede sembrano prerogativa degli anziani, vengono percepite come “vecchie” e antiquate, con un conseguente calo dei fedeli alle celebrazioni liturgiche e, più in generale, alla pratica religiosa. I giovani e gli adulti sono spesso indifferenti alla fede e alla vita religiosa, di conseguenza anche i bambini crescono sempre meno a contatto con la Parola di Dio. Per questo motivo credo che questa frase sia attuale: la fede dovrebbe essere presente in ogni aspetto della nostra vita e non dovremmo avere paura o vergognarci di manifestarla attraverso i nostri gesti, nel nostro lavoro, a scuola, in famiglia e nelle nostre comunità. Però, talvolta, il giudizio altrui ci blocca; questo è il grande problema della nostra società: siamo spinti ad apparire sempre impeccabili, al passo con i tempi e le mode per non essere giudicati negativamente. Ma il Signore ci invita ad essere “servi inutili”, ovvero persone pronte a mettersi al servizio, senza aspettarsi di ricevere nulla in cambio o avere la pretesa di aver compiuto opere straordinarie, ma solo di aver “fatto quanto dovevamo fare”. È così difficile essere “servi inutili”: siamo continuamente bombardati di immagini di persone che fanno cose fuori dall’ordinario in modo perfetto, tanto che la superbia colpisce anche noi. Queste parole, dunque, sono un invito all’umiltà, a vivere e manifestare la fede nella nostra vita quotidiana senza ostentazione e cercando di non preoccuparci del giudizio altrui.