“Il tema del bisogno abitativo è diventato cruciale, causa crisi perdurante che mette a rischio anche famiglie e/o persone che in tempi “normali” riuscivano a provvedere decorosamente alle loro necessità, compreso il pagamento di un affitto o di un mutuo. E’ noto quanto comporti la perdita del lavoro in termini non solo di reddito ma anche di autostima, di ruolo sociale, di capacità di rapportarsi con l’esterno. La perdita della casa, che è troppo spesso la tappa successiva, rappresenta uno scalino ulteriore e peggiore: il degrado della persona e la disgregazione del nucleo familiare e dei legami relazionali subiscono un’accelerazione. È in gioco l’igiene personale, la cura della persona e dell’abbigliamento (dove li tieni i vestiti, la biancheria???), quel ricarico delle energie che solo può avvenire “a casa”. E’ in gioco la tenuta sociale e umana della nostra comunità. A situazione eccezionale bisogna rispondere con misure eccezionali, e innovative. Quindi va apprezzato l’impegno degli esponenti locali e nazionali del “Movimento 5 Stelle” per cercare possibili soluzioni. Finalmente il problema dell’abitare esce dal circuito degli addetti ai lavori (Associazioni, Sindacati inquilini, Assessorato competente) ed entra a far parte a pieno titolo dell’agenda politica generale. Forse non sono stati inutili i Consigli Comunali aperti dedicati al tema. Quello che lascia perplessi, della proposta dei 5 Stelle, è la sua praticabilità. La disponibilità di fondi (dalla Cassa Depositi Prestiti ai Fondi Sociali Europei) è tutta da verificare. Lo stesso dicasi, anzi ancor di più, per l’impegno dei soggetti indicati, CR ASTI e FONDAZIONE. C’è da chiedersi inoltre se sia opportuno spingere sfrattati e/o sfrattandi, quindi persone o famiglie in difficoltà con il pagamento dell’affitto, a “imbarcarsi” in un mutuo (cioè in un debito) per anni e anni. La terribile vicenda dei mutui subprime, detonatore della crisi, dovrebbe aver insegnato che è poco saggio spingere famiglie e/o persone a reddito basso/bassissimo a indebitarsi. Il debito non sostituisce il welfare, bisognerà che i liberisti più spinti se ne facciano una ragione: in tempi di crisi, il mercato duro e puro e ideologicamente praticato, produce rovina sociale e ulteriore crisi economica. E allora bisogna pensare ad altro, ad esempio incoraggiare il Comune a perseguire la strada dell’utilizzo degli immobili pubblici dismessi, stabilendo dei comodati d’uso con gli Enti Proprietari (Ministero Difesa, Asl, Ferrovie…). Il percorso è iniziato ma procede a rilento, cerchiamo il modo di sveltirlo e concretizzarlo al più presto. L’Assessorato competente non lesina lo sforzo e la buona volontà, adesso occorre una sinergia con il Sindaco, i Parlamentari locali, la Provincia (che finché c’è, qualcosa dovrebbe pur fare). I Sindacati e le Associazioni sono pronti a fare la loro parte. Se dobbiamo andare insieme in delegazione a Roma o a Torino, facciamolo! Ma i grandi contenitori non sono una soluzione per tutti, perché c’è chi soffre a denunciare pubblicamente la sua situazione di difficoltà economica e preferirebbe soluzioni più “discrete”. Magari restando nella sua casa e trattando una soluzione temporanea con il padrone di casa. E poi il patrimonio immobiliare privato invenduto e/o sfitto è ormai imponente, occupa inutilmente e improduttivamente quel “bene comune” prezioso e insostituibile che è il territorio. Questo è l’ambito cui si rivolge la proposta 5 Stelle, ed è buona cosa averlo messo in luce. E se provassimo a dare una risposta diversa, sfatando un tabù? Il tabù è questo: se il mio inquilino non riesce più a pagare l’affitto, mi dispiace per lui ma io non posso ospitarlo gratis. Sono obbligato a sfrattarlo e a dare in locazione l’immobile ad altro soggetto, pagante. Ma oggi, se sfratto il mio inquilino moroso incolpevole, ho la quasi certezza che l’alloggio resterà vuoto, quindi non mi darà alcun reddito. Vuoto, abbandonato, senza manutenzione, si degraderà e quando, forse e chissà quando, lo potrò piazzare, occorreranno costose pulizie e riparazioni. E se invece il Comune si facesse promotore di un patto di Mutuo Soccorso? Non stiamo parlando di contributi all’affitto: intanto il Comune non ne ha… Poi, se crisi è, tutti si faccia un passo indietro: i canoni di affitto, nell’ultimo decennio, hanno subito aumenti medi del 130 %, si può ipotizzare che, per traghettare questi anni terribili, un canone drasticamente ribassato, un ‘canone al tempo della crisi’, sia già ammortizzato dagli aumenti di cui si è goduto in passato? Si può ipotizzare di responsabilizzare gli inquilini in difficoltà, rendendoli titolari di un compito di manutenzione, guardiania e cura dell’alloggio? Nei casi peggiori, quando la capacità di spesa sia uguale a zero, tale “attività” potrebbe diventare momentaneamente sostitutiva del canone. Nei casi un po’ migliori, potrebbe essere affiancata al ‘canone al tempo della crisi’. Per chi si destreggia con attività manuali, si potrebbe istituire un sistema di bonus per le piccole riparazioni dell’immobile, bonus da usare in conto canone. Ovviamente ci vuole una buona dose di disponibilità dei padroni di casa (singoli o immobiliari che siano), un serio impegno degli inquilini, e tanta fiducia reciproca. Il Comune potrebbe facilitare e propiziare questo clima, con una garanzia di ultima istanza, e istituendo un sistema di monitoraggio preventivo e in corso d’opera, per assicurare che le case siano ben tenute e possibilmente migliorate, ponendo questo come condizione imprescindibile per evitare lo sfratto. I padroni di casa che aderissero avrebbero il merito di praticare il senso di Responsabilità Sociale che la nostra Costituzione, nel proclamare libera l’attività economica privata, pure le richiede. Tanto più vero quando i tempi sono così difficili. Gli inquilini in difficoltà riceverebbero un aiuto concreto a cercare di farcela. Sarebbe scontato il loro impegno a ricontrattare il tutto in caso di miglioramento della situazione economica, e anche questo andrebbe sottoposto a periodica e rigorosa verifica, nessuno vuole proteggere i furbacchioni. Anche in questo caso, le associazioni e i sindacati potrebbero mettersi a disposizione come facilitatori. Siamo a disposizione per aiutare a stilare un Protocollo, per la cui redazione sarebbero utilissime le competenze della Prefettura. Sarebbe altresì importante il ruolo e la moral suasion della Chiesa locale, ancor meglio se potesse essere accompagnato dalla messa a disposizione di qualche immobile di Sua proprietà. Qualche anno fa tutto questo sarebbe stato bollato come utopico, ma in certi momenti storici le cosiddette utopie diventano le uniche strade percorribili. L’alternativa sono i drammi privati (come i suicidi di Civitanova Marche) e possibili scoppi di tensione sociale, che potrebbe travolgere tutto, altre che occupazioni di immobili sfitti! Insieme, con buona volontà, possiamo farcela”. Luisa Rasero – Responsabile Politiche Abitative nella Segreteria Prov.le della Camera del Lavoro di Asti