“Politica è la capacità di difendere i grandi valori della ‘città dell’uomo’ e di saper interpretare attese e bisogni vecchi e nuovi; di organizzarli per il benessere della collettività; di orientarne le risposte adeguate; di guidare i cambiamenti necessari. In un sistema davvero democratico, poi, la politica è anche la ‘forma’ attraverso la quale ciascuno può esercitare, per sua parte, la sovranità e può concorrere, insieme a tutti gli altri, alle decisioni che riguardano tutti. Di qui una importanza e una responsabilità tutta speciale per la politica.”
È un brano tratto da un contributo di Giovanni Goria al dibattito interno al partito della Democrazia Cristiana, nel 1989, intitolato ‘Il quarto ciclo della politica italiana’.
C’è la sintesi di una visione e dell’impegno di una vita: “Compito della democrazia non è tanto di stabilire dove andiamo tranne forse per il breve periodo, ma come andiamo: cioè nella libertà, nell’autonomia, nel solidarismo, nel rispetto reciproco, senza sopraffazioni, dando sicurezza al cambiamento secondo procedure che siano esse stesse strumenti per aiutare la società a crescere nel suo complesso”.
La politica come servizio in una società che può crescere “solo se creiamo sempre maggiore integrazione fra governo e popolo, fra politica e gente comune”.
Giovanni Goria, nato ad Asti il 30 luglio 1943, è stato il primo protagonista simbolo di una stagione ormai lontana in cui la politica, di fronte a palesi segni di crisi, tentava di rinnovarsi con energie e volti nuovi.
Ragioniere, si laurea in Economia e Commercio con una tesi sulla programmazione regionale. Responsabile dell’Ufficio Studi e programmazione della Provincia di Asti e poi dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio, nel 1976 viene eletto alla Camera dei Deputati nella Circoscrizione Cuneo-Alessandria e Asti. Componente della Commissione Finanze e Tesoro e dell’Ufficio economico della Democrazia Cristiana, diventa Consigliere economico del Presidente del Consiglio Giulio Andreotti. Rieletto nel 1979, è Sottosegretario al Bilancio nel I Governo Spadolini. Nel 1982, a 39 anni, diventa Ministro del Tesoro nel V Governo Fanfani: manterrà l’incarico ininterrottamente fino al 1987 nei due Governi Craxi e nel VI Governo Fanfani, in cui avrà anche l’interim del Bilancio.
Il 19 luglio 1987 diventa Presidente del Consiglio, incarico che manterrà fino al marzo 1988. Ha 44 anni, è il più giovane politico italiano ad aver ricoperto quell’incarico, fino ad allora.
L’Italia vive una fase di forte conflittualità tra i maggiori partiti di governo, DC e PSI, entrambi rafforzati dalle elezioni del 14 giugno. Il clima di tensione tra alleati impone il ricorso ad una fase di transizione, definita anche “di decantazione”. E il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, conferisce l’incarico di formare il Governo a Giovanni Goria, Ministro del Tesoro uscente. Goria è giovane e popolare: la scelta appare anche come una risposta alla forte richiesta di rinnovamento della classe politica.
Nel 1989 viene eletto al Parlamento europeo con oltre 640 mila voti di preferenza e diventa Presidente della Commissione politica. Nell’aprile 1991 lascia l’Europarlamento per diventare Ministro dell’Agricoltura nel nuovo Governo Andreotti. Rieletto per la quinta volta alla Camera dei Deputati nel 1992 entra a far parte del Governo Amato come Ministro delle Finanze. Si dimette il 19 febbraio 1993 in seguito al coinvolgimento in una vicenda giudiziaria riguardante la Cassa di Risparmio di Asti che si concluderà con il suo proscioglimento. I mesi successivi sono segnati dall’amarezza e dall’avanzare della malattia. Muore ad Asti il 21 maggio 1994.