Questa mattina, sabato 10 maggio, nell’incontro con tutti i cardinali (elettori e non elettori) papa Leone XIV ha svelato il senso della sua scelta del nome. Era già trapelato dalla parole di un suo amico cardinale. A Hrt, la Radio Televisione Croata, Ladislav Nemet, arcivescovo di Belgrado aveva detto. “Il suo nome è il suo programma”, con il conseguente riferimento a Leone XIII che, sul finire dell’800, con la storica enciclica Rerum Novarum “affrontò la questione sociale nel contesto della prima grande rivoluzione industriale”. Oggi la Chiesa, per il nuovo Papa, offre a tutti il suo patrimonio di Dottrina sociale per rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro.

Il primo incontro con tutti i cardinali

Un incontro fraterno nell’aula del Sinodo, iniziato con la preghiera in latino e proseguito con l’intervento del Papa che ha tratteggiato la sua linea, un impegno da vivere collegialmente con i cardinali e con tutta la Chiesa, perché come ha già avuto modo di dire per lui essere Papa significa farsi ultimo perché è Cristo che deve emergere.

Ha espresso gratitudine per il sostegno ricevuto durante la Sede Vacante, segnata dalla perdita del suo predecessore, e ha sottolineato l’importanza della collegialità e della sinodalità.  

Ricordando la figura di Francesco come esempio di servizio e umiltà, ha invitato a vedere il recente Conclave come un evento pasquale, un passaggio verso una nuova fase per la Chiesa. Leone XIV ha poi richiamato i principi dell’Evangelii gaudium, esortando a un rinnovato impegno missionario, all’attenzione verso gli ultimi e al dialogo con il mondo contemporaneo.  

Infine ha auspicato che la fede e l’amore illuminino il cammino dell’umanità, riprendendo le parole di San Paolo VI, nel 1963 all’inizio del suo Ministero Petrino: «Passi su tutto il mondo come una grande fiamma di fede e di amore che accenda tutti gli uomini di buona volontà, ne rischiari le vie della collaborazione reciproca, e attiri sull’umanità, ancora e sempre, l’abbondanza delle divine compiacenze, la forza stessa di Dio, senza l’aiuto del Quale, nulla è valido, nulla è santo» (Messaggio all’intera Famiglia Umana Qui fausto die, 22 giugno 1963).

Foto: copyright Vatican Media

Fonte: Chiara Genisio Agd