Nursind Asti scende in piazza a Torino. Ieri mattina, oltre 50 infermieri astigiani (chi approfittando della giornata di riposo e chi dopo il turno notturno in ospedale) sono partiti in treno alla volta del capoluogo piemontese per unirsi ai professionisti sanitari provenienti da ogni parte d’Italia, che hanno deciso di partecipare alla manifestazione indetta da Nursind Piemonte.
La protesta si è svolta tra le vie di Torino fino a raggiungere il Palazzo della Regione dove, una rappresentanza sindacale di 30 infermieri, guidati dal coordinatore regionale Nursind Francesco Coppolella, è stata ricevuta per un confronto diretto con i consiglieri regionali Stefania Batzella e Gian Luca Vignale.
Al centro del dibattito, la politica sanitaria che ha determinato le preoccupanti condizioni di lavoro e le risicate dotazioni organiche più volte messe in luce ed evidenziate ai vertici regionali, senza che vi fossero risposte adeguate, atte a ristabilire equilibrio.

Proprio per queste ragioni, Nursind ha presentato un’interrogazione immediata ed ha chiesto risposte rapide riguardo alle mancate assunzioni, che hanno generato condizioni di lavoro ormai insopportabili, portando gli infermieri piemontesi ad accumulare in un anno più di un milione di ore di straordinario, oltre a più di 220 mila giornate di ferie residue.
A fronte di tutto ciò, sono stati incrementati gli stipendi dei Direttori Generali. Durante l’incontro, Nursind ha ribadito come quasi tutte le Aziende piemontesi non abbiano elaborato ancora nessun piano triennale di fabbisogno di personale. Proprio su quest’ultimo punto, sono emerse le maggiori preoccupazioni del sindacato delle professioni infermieristiche, che più volte ha ribadito come sia assolutamente necessario uno strumento uniforme per il calcolo del fabbisogno delle dotazioni organiche attraverso metodi che tengano conto di studi nazionali e internazionali, per far sì che il numero infermiere/pazienti risponda a quello degli standard europei ed indicati dalla federazione dei collegi Ipasvi (ovvero: 1:6 per le medicine e le chirurgie; 1:4 per i pazienti sub intensivi; 1:2 per terapie intensive), al fine di garantire la sicurezza dei cittadini utenti e nello stesso tempo quella dei professionisti che erogano l’assistenza.
A tal fine è stato menzionato lo studio RN4cast (attualmente in fase di sperimentazione) che da anni Nursind sostiene e finanzia come modello per poter ristabilire un organico che sia ottimale per la garanzia al Diritto alla Salute.

In rappresentanza della delegazione dei lavoratori e della Sanità astigiana, ha partecipato all’incontro Gabriele Montana, segretario territoriale Nursind di Asti, che ha anch’esso ribadito l’assoluta necessità di stabilire criteri omogenei ed uniformi per il calcolo del fabbisogno del personale infermieristico e di supporto anche per la nostra Sanità locale.
Tra gli elementi centrali di protesta evidenziati da Montana, vi è anche il mancato rispetto da parte della Regione di un piano di emergenza per i Pronto Soccorso, che era stato promesso ed annunciato a gran voce. Da qui il grido d’allarme del segretario territoriale di Asti. “Mi auguro – afferma Montana – che l’Asl di Asti abbia assunto le corrette contromisure per affrontare il periodo invernale, affinché a breve non si ripresentino nuovamente le problematiche e le criticità del sovraffollamento del Pronto Soccorso come avvenuto nell’inverno del 2016, quando il picco influenzale ha letteralmente messo in ginocchio il sistema sanitario regionale, compreso il reparto di primo soccorso astigiano”.
L’incontro tra Regione ed i rappresentanti di Nursind Piemonte, è stato un momento utile anche per evidenziare la situazione astigiana legata agli infermieri ed OSS assunti da AMOS (società di beni e servizi sempre più presente all’interno delle Asl piemontesi, le stesse che sono proprietarie di una parte d’azioni di AMOS).
Attualmente nell’Asl AT, infatti, su 1.900 lavoratori sono oltre 200 quelli AMOS, così tanti da (in certi casi) ricoprire interamente alcuni reparti ospedalieri. Proprio per l’importanza che questi operatori sanitari ricoprono all’interno dell’Azienda Sanitaria Locale, Nursind Asti ha chiesto a gran voce che tutti questi dipendenti, che da anni lavorano per conto di AMOS, siano al più presto stabilizzati come dipendenti Asl AT, per far sì che il personale sanitario sia pubblico al 100% e non privato com’è attualmente per i lavoratori AMOS. “La parte sanitaria – afferma Gabriele Montana di Nursind – deve tornare ad essere gestita interamente dall’Asl AT, mentre ad AMOS può rimanere sicuramente la parte inerente a beni e servizi, un ambito ben diverso da quello strettamente sanitario, dove purtroppo i lavoratori pubblici sono sempre meno ”.
In quest’ambito, il segretario territoriale di Nursind Asti ha poi evidenziato le disparità di trattamento tra infermieri e OSS assunti dall’ASL di Asti, e le stesse figure che lavorano all’interno dell’ospedale ma sono assunti da AMOS, un problema che va risolto al più presto per giungere a quanto prefissato tra AMOS e le singole Aziende Ospedaliere, cioè l’uniformità del trattamento per tutti gli operatori sanitari che si trovano ad operare all’interno dell’Asl.