Siamo giunti alla ventiduesima edizione della manifestazione canora astigiana che, ormai, ha raggiunto un posto stabile nell’Olimpo delle rassegne musicali e, sicuramente, uno dei concerti più attesi è quello di Antonella Ruggiero che chiuderà la manifestazione di quest’anno domenica prossima 16 luglio alle 21,30. Una delle ugole più belle di sempre della musica italiana, ci concede un po’ del suo prezioso tempo per una breve intervista e ci accoglie con quella naturalezza e semplicità che si esternano come la sua straordinaria voce. Da dove viene fuori il sacro fuoco dell’arte, la sua grande passione per la musica? “Credo di essere nata con la caratteristica della musica che con il tempo è venuta fuori, è una cosa naturale, che era nel mio Dna. Non c’è stato nessun episodio in particolare che mi abbia fatto scattare l’amore per la musica, è sempre stata con me, fin da bambina. A dire il vero a casa mia si è sempre ascoltata musica, di tutti i generi, io ero figlia unica, per cui i miei genitori che erano dei grandi appassionati, me l’hanno inculcata: anche questo è stato importante”. Siccome siamo un settimanale cattolico, ci viene spontaneo chiederle il significato che ha per lei la musica Sacra, che occupa una parte molto importante del suo repertorio… “E’ un genere musicale che mi ha sempre affascinato molto, al di là delle credenze religiose. Mi ha sempre appassionato tutto quello che riguarda la spiritualità che ci dà la possibilità di scollegarsi dalla realtà di tutti i giorni. Nel 2004 ho pubblicato un disco intitolato “Sacrarmonia/Il viaggio” proprio con brani sacri dell’area cristiana e brani etnici di varie parti del mondo. Poi nel 2015 è uscito “Cattedrali” un lavoro a cui sono molto affezionata perché è stato registrato nella Cattedrale di Cremona con il maestro Fausto Caporali all’organo. E’ stata un’esperienza unica, anche perché solo in questi luoghi si può interpretare al meglio questo tipo di repertorio, sono sempre molto affascinata dai luoghi di culto, antichi, che hanno questi organi liturgici che sembrano “quasi” parlar;. e poi l’acustica incredibile di questi posti e i suoni straordinari che si sviluppano. Ho anche dedicato parte del mio repertorio alla musica Ebraica suonando nel 2006 nella sinagoga di Berlino in occasione della Giornata della Memoria”. Che differenza c’è tra Sanremo e le cattedrali? “Ogni luogo ha la sua valenza, il collante è sempre la musica, con i suoi generi più disparati, che si adattano ai posti dove viene interpretata. Questo è quello che conta. Al festival di Sanremo del 2007 non dimentichiamoci che con il brano “Canzone tra le guerre” ho portato i Cori alpini trentini di Sant’Ilario e Valle dei Laghi; per cui si può fare cultura ovunque”. L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 14 luglio 2017. Massimo Allario