Armando Spataro, procuratore capo di Torino, è intervenuto giovedì 17 al convegno “Le ragioni del NO e del Si’. Una riflessione” organizzato all’interno del polo Astiss dal il Comitato Difesa Costituzione “E.Giribaldi” e dall’Anpi. Spataro si è confrontato con Lucilla Conte, costituzionalista dell’Università Del Piemonte Orientale. Lei ha aderito sin dalla sua fondazione al Comitato Nazionale per il No presieduto dal costituzionalista Alessandro pace. Perché un magistrato aderisce a un comitato promotore di un voto per un referendum? “Il mio caso è quello di un magistrato cittadino. Ho aderitoin quanto sono una persona sensibile ai valori espressi nella Costituzione italiana. Avevo già compiuto una scelta simile nel 2006, contro un’altra pessima riforma che fu bocciata dal voto dei cittadini. Non si può parlare di inopportunità, salvo che un magistrato aderisca a manifestazioni di partiti. La Costituzione però non è il manifesto di un partito, né esiste un Governo costituente”. Se dovesse indicare un solo motivo per il quale i cittadini dovrebbero bocciare la riforma che verrà sottoposta a referendum il prossimo 4 dicembre, quale sceglierebbe? “C’è una cornice all’interno della quale sono presenti molti elementi. E’ iaccettabile che in nome della “governabilità” (un Parlamento prono alle iniziative del Governo) si possano alterare i rapporti tra i Poteri dello Stato. La democrazia comporta tra questi controlli e un bilanciamento reciproco. Con questa riforma viene messo in mano un grande potere al Governo, in particolare al partito di maggioranza relativa tramite un premio di maggioranza che la Consulta ha già definito incostituzionale. E’ vero che al referendum non si voterà sulla legge elettorale per la Camera, ma questa è ritenuta dagli ispiratori una condizione necessaria per il funzionamento della riforma. Oggi per attenuare l’impatto dell’Italicum si dice che verrà cambiata, ma nessuno sa il come e il quando”. Molti dei sostenitori del No al referendum ribattono alle presunte necessità di riforma sostenendo che la Costituzione entrata in vigore nel 1948 è ancora in parte da attuare. Secondo lei è così, e se sì quali sono le disposizioni ancora da applicare in concreto? “Penso che i principi della Costituzione costuiscano un faro costante per la nostra legislazione. Ci possono essere diritti tutelati dalla Carta non pienamente realizzati o a rischio. Pensiamo oggi al diritto del cittadino immigrato a esercitare appieno i diritti che gli sono garantiti, come quello di professare la proria fede religiosa. Io però non mi concentrerei su quali diritti previsti nella prima parte della Costituzione non sono ancora effettivi. Penso che siccome le due parti sono connesse senza compartimenti stagni, questa riforma incidendo tra l’altro sull’iter legislativo, sulle competenze delle due Camere e sui poteri del Governo rischia di mettere in pericolo il bilanciamento dei diritti contenuti nella prima parte.” Michele Cascioli