Superate con successo le audizioni al buio di The Voice, il noto “talent show” in onda su Rai 2, Chiara Dello Iacovo, diciannovenne cantautrice astigiana, si sta preparando per le cosiddette “battle” che inizieranno mercoledì prossimo. In questa “battaglia” si troverà a duettare con un suo compagno di squadra e, terminata la canzone, l’allenatore (che nel caso di Chiara è Roby Facchinetti insieme al figlio Francesco) dovrà decretare il vincitore. Per lo sconfitto l’esperienza di The Voice potrebbe invece terminare. Come ti trovi a lavorare col team che hai scelto? C’è competizione tra i compagni di avventura? Con i ragazzi che compongono il mio team mi sto trovando sorprendentemente bene. Uso questo preciso avverbio perché sinceramente credevo che la situazione tra i concorrenti sarebbe stata più tesa, invece stiamo dimostrando di essere un gruppo certamente alimentato da una sana competizione, ma soprattutto coeso e ricco di talento. Le giornate passate in studio ci hanno permesso di conoscerci più a fondo e di trarre dal confronto con gli altri anche un bilancio su noi stessi. Ognuno di noi ha una personalità artistica di natura estremamente diversa dagli altri e questo fattore non può che provocare una crescita. Che aspettative hai con The Voice? La parola “aspettativa” credo sia sempre molto rischiosa da usare in qualunque ambito. Più che altro potrei parlare di consapevolezze. Sono conscia del fatto che questo programma potrà dare una visibilità decisamente maggiore a me e di conseguenza alle mie canzoni e questo è già un grande risultato. La musica è quello che mi preme di più, al di là dello spettacolo. Questa si sta dimostrando sicuramente un’esperienza edificante a livello professionale e personale, ma cerco di viverla un passo alla volta. In realtà credo di continuare semplicemente a seguire il mio consueto approccio alla realtà che mi circonda: testa fra le nuvole ma piedi di piombo. Come descriveresti le tue canzoni? Qual è il loro denominatore comune? Questa è una domanda da un milione di dollari. E’ difficile per un cantautore esaminare i proprio lavori, perché non possiede il distacco necessario per essere obbiettivo. Quello che posso dire, esaminando a distanza di tempo ciò che scrivo, è che uno dei temi ricorrenti sia la crescita. La voglia di spiccare il volo, ma al contempo la paura di scoprire che quello che ti avevano dipinto come uno spazio infinito non è niente altro che un meschino cielo di carta. Diciannove anni sono senz’altro un’età delicata sotto questo punto di vista e mi ritrovo spesso a riflettere sui compromessi che l’età adulta potrebbe portarmi a fare. Perché io da buon Peter Pan, cerco di tenermi stretta le mie caparbie convinzioni infantili, ma crescere è un passaggio necessario e meraviglioso se intrapreso senza perdere di vista se stessi. Si tratta solo di farlo nel modo giusto. Perché come dice Faber “è triste trovarsi adulti senza essere cresciuti. Francesco Carriero