Claudio_PaglieriBattute finali per il giro di interviste che la Gazzetta d’Asti propone in esclusiva agli scrittori finalisti al premio Asti d’Appello. L’edizione 2014 si chiuderà al Teatro Alfieri il 30 novembre con la proclamazione del vincitore che si aggiudicherà i 10mila euro in palio. A tutti gli autori abbiamo fatto le stesse domande. Dopo Hans Tuzzi, dal premio Comisso, autore del libro Morte di un magnate americano (Skira), Marco Polillo, in concorso con Il convento sull’isola (Rizzoli) dal Premio Cortina d’Ampezzo e Paola Mastrocola, autrice di Non so niente di te (Einaudi) dal Premio Via Po, Francesco Pecoraro, che con La vita in tempo di pace (Ponte alle Grazie) è stato finalista al Premio Strega e Luciana Capretti dal Premio Cortina d’Ampezzo con Tevere (Marsilio), questa settimana è la volta di Claudio Paglieri, con il libro L’enigma di Leonardo (Piemme) dal premio Scerbanenco.   Ci può parlare del suo libro in concorso? “L’ultima cena del commissario Luciani” è il quinto giallo di una serie cominciata con “Domenica nera”. La trama ruota tutta intorno al cibo: l’anoressico commissario Marco Luciani si trova costretto a scortare e proteggere il critico gastronomico Dario Dolci che riceve minacce di morte. Personaggio ingombrante non solo fisicamente, Dolci è politicamente scorretto, sposato con una donna ucraina molto più giovane, odiato e amato dai concorrenti del programma tv che conduce insieme ad altri due giudici. Da appassionato di Masterchef mi sono divertito a ricreare atmosfere simili, ma per Luciani, che al cibo non è affatto interessato, le cene con Dolci equivalgono a una tortura e danno origine a situazioni divertenti. Per quanto mi riguarda credo che l’attenzione alle ricette e ai piatti ricercati sia stata, in questi ultimi anni, un poco eccessiva e che l’Italia abbia anche altre risorse e tradizioni sulle quali puntare. Parallelamente a Luciani, il vicecommissario Calabrò sarà impegnato in un’indagine che lo porterà a Imperia. In questo caso il protagonista della storia sarà l’olio d’oliva, del quale ho voluto parlare dopo avere letto lo straordinario saggio di Tom Mueller, Extraverginità, che consiglio a tutti i miei lettori”. Come descriverebbe l’esperienza dei premi letterari in Italia? “Ho partecipato a diversi premi letterari e mi sono sempre divertito a indovinare il nome del vincitore. In generale, preferisco quelli in cui a votare è il pubblico o una giuria di non “specialisti”, perché si limitano i conflitti di interesse. Vado volentieri ai premi perché è l’occasione di parlare del mio libro e di incontrare altri autori. Vivendo a Genova mi sento un po’ lontano dai circoli letterari e non mi capita spesso di confrontarmi con i colleghi”. Conosce gli altri autori coinvolti nel Premio d’Appello e cosa si aspetta dal Premio Asti d’Appello? “Li conosco quasi tutti di nome, e di alcuni ho anche letto qualcosa, ma non ne conosco personalmente nessuno. Credo che “L’enigma di Leonardo” sia un bel romanzo e spero che Asti mi aiuti ad allargare la cerchia dei miei lettori. Quando uno s’imbatte in un giallo di Luciani, molto spesso corre a comprarli tutti”.