Fabiano Massimi ama le nuvole e camminare. Ecco quindi che l’intervista diventa una passeggiata in un centro città che ormai conosce benissimo, grazie al tour guidato con Donatella Gnetti. 

Si ferma spesso a fotografare, scrutare, divagare, senza mai perdere il filo narrativo. Quel filo narrativo che tesse magistralmente nei suoi romanzi e che nel 2020 lo ha portato, con “L’Angelo di Monaco”, ad aggiudicarsi il Premio Asti d’Appello nell’edizione in “streaming” a causa del covid. Dopo due anni e mezzo viene ad Asti, invitato dall’associazione del Premio, per parlare del suo nuovo libro, “Se esiste un perdono” (Longanesi, 18,60 euro). 

Che effetto le fa essere finalmente ad Asti?

“Sono felicissimo. Vengo a restituire alla città un po’ dell’energia che mi ha regalato con il Premio. Una città che non conoscevo e che in queste 24 ore mi ha sorpreso e innamorato. Donatella mi ha portato a fare un tour guidato molto dettagliato, storico e artistico, e ormai mi è entrata nel cuore. Si è creata grande sintonia con lei e anche con la nuova direttrice della Biblioteca Alessia Conti. Spero di tornare presto”.

Come “L’Angelo di Monaco” anche “Se esiste un perdono” porta alla luce una vicenda poco nota. E’ lei che ha la capacità di scovarle o sono loro che in qualche modo le arrivano?

“L’Angelo di Monaco mi è piovuto dal cielo. Mentre leggevo un thriller ambientato a Monaco, mi sono imbattuto nella storia di Geli Raubal, in quel romanzo liquidata in cinque righe. A me invece diede una scossa elettrica. Per quanto riguarda “Se esiste un perdono”, la storia mi è stata regalata. Spesso si chiede agli autori “Da dove ti arrivano le idee?”, la risposta per me è “Da what’s app”. Durante il lockdown del 2020, in un momento in cui sembrava non esserci futuro, un amico nel campo dell’editoria conosciuto grazie all’Angelo di Monaco, mi girò il filmato della BBC che rivelò al mondo intero l’esistenza di Nicholas Winton. Rimasi senza parole, elettrizzato, ma soprattutto illuminato. Ho iniziato subito a fare ricerche. E’ stato un viaggio lungo perché c’è poco ed era una storia difficile da raccontare”. 

Il romanzo parla dei bambini di Winton, ma Winton fu aiutato da altre due persone, Doreen e Trevor, che all’interno del romanzo ricoprono un ruolo da coprotagonisti. 

“La storia di Winton è una storia dimenticata per più di 50 anni, ma alla fine ha conosciuto una sua fama. Quando mi sono messo a fare ricerche, ho scoperto che i volontari che misero su questa impresa erano tre. Oltre a Winton, vi erano un uomo e una donna che furono fondamentali, ma di cui non si seppe nulla perché quando la vicenda venne scoperta erano già morti. Doreen fu la prima a mettere su un programma di aiuto per le persone in pericolo ed è stata cruciale. I treni fisicamente vennero poi allestiti da un altro uomo, Trevor, che preparava le carte, le merende, falsificava i timbri. Capii quindi che non era la storia solo di Winton, ma quella di tre grandi eroi, dei bambini, dei loro genitori, di Petra e di una bambina magica. E’ la storia di un grande salvataggio”.