marco dragoUn’associazione nata dall’idea di alcune aziende agricole (Armangia, Boscodonne, Apicoltura Alto Monferrato, Casagrossa) e di un gruppo di artisti (l’Arcoscenico, Marco Drago, Alberto Parone, Mark Cooper, Sergio Ponchione, Marco Soria, Filippo Staniscia, Maurizio Borga Carrer) che trovano corrispondenze tra il lavoro della terra e quello creativo, operando una sintesi di due attività apparentemente inconciliabili. Il progetto  AgriCultura, presentato ad Asti nei giorni scorsi, intende unire le forze presenti sul territorio per trovare gli stimoli: “In poche parole – spiegano -, la nostra idea è quella di destinare una parte del nostro ricavato (il 10%) alla cultura, promuovendo e aderendo ad iniziative di musica, spettacoli teatrali, incontri letterari, danza, mostre di pittura o fumetto o fotografia”. La sperimentazione prenderà il via nei prossimi giorni, il 15 aprile, con uno spettacolo teatrale rivolto alle scuole: “La Signora Sandokan”, tratto da un testo di Osvaldo Guerrieri, al Teatro Alfieri. Abbiamo parlato dell’iniziativa con lo scrittore canellese Marco Drago. “Coltura” e “cultura” hanno in comune la radice latina “colere”, ed entrambe richiedono una cura assidua: come mai avete pensato di rinsaldare questo legame? E quali sono le menti dietro questo progetto? “L’idea è nata da Sergio Cavallaro, agricoltore canellese da anni impegnato nella produzione di conserve e marmellate e con un passato amatoriale di attore teatrale e musicista. Si è reso conto che entrambe le categorie (contadini e artisti) sono ricompensate meno di quello che effettivamente meriterebbero. Il Progetto AgriCultura vorrebbe cercare di risolvere concretamente alcuni problemi, ma anche di far riflettere la gente, i consumatori, le persone che non fanno né il contadino né l’artista, sull’importanza che rivestono nella vita di tutti i giorni queste professioni. Cavallaro ha raccontato la sua idea ad alcuni colleghi di piccole aziende agricole dell’Astigiano e ad alcuni amici artisti. L’idea è piaciuta e, dopo varie riunioni, si è arrivati alla costituzione di una Associazione Culturale che sperabilmente si trasformerà presto in Onlus. Ora si deve per forza cercare di far conoscere l’Associazione a più persone possibile e creare una rete che permetta alle aziende di vendere più prodotti in modo da poter sponsorizzare più spettacoli”. Quali sono i primi progetti “agriculturali” che vorreste proporre? “In realtà gli spettacoli esistono solo nel momento in cui esistono le condizioni economiche per poterli pagare. Una delle caratteristiche di Progetto AgriCultura è che non accetta di far lavorare gli artisti gratis. Ormai si pensa che organizzare un concerto, un reading, una mostra abbia dei costi solo in termini di logistica e spese vive come gli  allacciamenti elettrici e si dà per scontato che l’artista sia lì gratis. Gratis è una parola che non ci piace. Quindi i prossimi spettacoli non esistono ancora, nel senso che ora che l’Associazione esiste, tocca alla gente renderli possibili, comprando i prodotti delle aziende che aderiscono al Progetto, tesserandosi e donando volontariamente somme di denaro all’Associazione”. Il Monferrato astigiano potrebbe essere inserito a breve tra i siti dell’Unesco, anche grazie a un paesaggio conservato e in una certa misura addomesticato dall’agricoltura: possiamo dire che, più o meno consapevolmente, ci sono dei buoni precedenti? “Se Progetto AgriCultura è nata a Canelli è perché in questa particolare realtà geografica e sociale non è mai stato facile né vivere facendo il contadino né vivere facendo cultura. Sull’Unesco non rispondiamo perché francamente ne sappiamo troppo poco. L’unica cosa che possiamo dire è che ci auguriamo che vada tutto bene”.