Si intitola “Come farfalle sull’acqua” l’opera prima di Monica Tedeschi: milanese di nascita e astigiana di adozione, Tedeschi ha scelto di raccontare in questo libro pubblicato con Letteratura Alternativa la sua “depressione bipolare con andamento sinusoidale endogena esogena e reattiva”.

La diagnosi arrivò quando Monica era giovanissima, 24 anni appena, ma era già impegnata in importanti progetti professionali.

“Avevo una mia agenzia pubblicitaria da alcuni anni e stavo preparando un set importante. Ero molto stanca. Scoppiai a piangere e sentii come una lama fortissima che mi appiattiva il cervello. Riuscii solo a dire “1, 2, 3”… all’improvviso la mia mente era bloccata”.

Come ha preso la decisione di condividere questo aspetto della sua vita in un libro?

“Della depressione bipolare si parlava parecchio negli anni ’80, anche in Tv. Poi via via se ne è parlato sempre meno ma in realtà il fenomeno non si è arrestato, anzi continua a serpeggiare. È un tema che viene “ghettizzato”, anzi spesso si etichettano erroneamente come malate di depressione persone che commettono atti estremi di violenza. Sapendo bene di mettermi in una situazione complessa ho voluto sollevare il problema di questa patologia, raccontare il percorso difficile di chi ne soffre e dei loro familiari, spiegare che se curata e accettata è una patologia con cui si può convivere”.

Che forma ha scelto per il suo libro?

“Parlo in prima persona. È un racconto su più piani, è la mia storia senza veli e senza remore da quando la mia storia clinica è iniziata fino a oggi. Lascio spazio anche a qualche considerazione: cosa sarebbe stato di me se non avessi sofferto di questa patologia? Che persona sarei diventata? La depressione mi ha dato anche cose positive: ho avuto grandi intuizioni, certo dovute all’euforia tipica di certe fasi della malattia, e la solitudine mi ha portato a vivere spingendomi sempre a guardare sempre oltre l’apparenza”.

Ha scelto di vivere nel Monferrato, in provincia di Asti: come mai?

“Sono nata a Milano e ho vissuto a Torino, a Parma, a Parigi; mio padre scelse tanti anni fa Tonco per prendere una casa di famiglia “fuori porta”, così mia sorella e io siamo sempre rimaste legate a questo territorio”.

 

L’intervista completa sulla Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 8 marzo 2019.