Il Palio, si sa, non è solo il giorno della corsa. Il Palio è impegno e fatica, organizzazione e dedizione ogni giorno dell’anno. Un impegno e una fatica che spesso chi non vive il mondo del palio in prima persona non conosce e non comprende fino in fondo. Chi ha provato a dare voce a tutto questo è Alessio Mattia, videomaker astigiano, che con le sue telecamere ha seguito da vicino il lavoro di un anno di uno dei rioni storici di Asti: San Secondo. Un anno di riprese che mostrano dall’interno il lavoro di un comitato Palio: le scelte, le commissioni, gli allenamenti, l’impegno e i sacrifici delle settimane che precedono l’appassionante sette giorni di festa e competizione che è il Palio di Asti. “Il Santo”: questo il titolo del documentario indipendente, prodotto in collaborazione con il rione San Secondo, inserito all’interno della stagione del Teatro Alfieri e che quindi verrà proiettato in Sala Pastrone mercoledì 29 novembre. Tre le proiezioni, aperte a tutti e a ingresso libero: alle 19, alle 21 e alle 22. Protagonisti del documentario sono gli uomini e le donne di San Secondo che raccontano la propria passione, ma anche i propri compiti e i doveri. Al centro del soggetto, ma anche della vita del rione, ci sono i cavalli, la tutela, la cura e gli allenamenti. Un viaggio all’interno di un mondo affascinante e sfaccettato, fatto di due colori che non uniscono solo un rione, ma un intero popolo. Il regista Alessio Mattia lavora come videomaker dal 2006 nell’associazione Officine Kaplan e dal 2009 è responsabile di Spleen Web tv, progetto formativo della Provincia di Asti da cui è nata l’associazione Laboratori digitali Spleen di cui è membro fondatore. Come autore ha firmato i cortometraggi “A New York Short” e “Mr Doyle” presentati, tra gli altri festival, anche al TFF e a Terre di Cinema; collabora con l’Associazione Unesco, con la Fondazione Goria e con l’Orchestra Sinfonica di Asti, che ha eseguito le musiche del documentario.

Ne parliamo con il regista Alessio Mattia
Perché un documentario su San Secondo?
Un documentario su San Secondo per due motivi. Nasce innanzitutto per la curiosità di scoprire, prima che di raccontare, il percorso che porta ogni anno un rione a rincorrere il drappo, in un giorno appassionante ed estremamente significativo per la nostra città. In secondo luogo perché un anno fa, non solo il mio progetto, ma io stesso sono stato accolto con un entusiasmo incredibile. La gente di Palio spesso non ama raccontarsi e farsi raccontare, San Secondo ha dimostrato il contrario.
Quali le difficoltà nel realizzare un lavoro che documenta l’impegno di un anno?
Le difficoltà di questo lavoro sono legate alla mancanza di una vera e propria produzione. Non è l’aspetto economico il vero problema, bensì la mancanza di compagni di viaggio stabili. Questo ha prodotto un documentario che nel bene e nel male mi rappresenta completamente
Quanto può essere utile un prodotto di questo tipo al mondo del Palio per comunicarsi al meglio?
Non ho la presunzione di raccontare una manifestazione così complessa come il Palio di Asti e in realtà non so nemmeno quanto sia prioritario per la manifestazione stessa aprirsi completamente. “Il Santo” resterà un frammento del 2017 di San Secondo e quando uscirà dai confini cittadini non lo farà per raccontare la nostra città, ma il lavoro e la passione di un popolo che si prepara alla corsa.

Laura Avidano