A Piea sul palco del Monferrato on Stage domani, domenica 27 luglio, saliranno due pilastri della musica reggae, ska e rocksteady in Italia: Africa Unite e The Bluebeaters, insieme con un nuovo progetto, dal nome “The Originals”. Per l’occasione abbiamo intervistato Bunna, fondatore degli Africa Unite. Il concerto è alle 21,30 con ingresso gratuito.

Gli Africa Unite e i Bluebeaters sono legati da un’amicizia di anni. L’idea di unirvi è arrivata nell’ultimo periodo o già era nata tempo fa?

“E’ un’idea che è venuta fuori in quest’ultimo anno. Le collaborazioni con i Bluebeaters ci sono da sempre, ho suonato per 12 anni con loro, e molti dei musicisti di quella formazione hanno suonato con gli Africa. Negli anni c’è stata sempre molta collaborazione e scambio, sia di musicisti che di musica. Chiudere un po’ questo cerchio facendo un tour e un progetto insieme era un’idea che ci è da subito piaciuta. E’ un concerto completamente condiviso, siamo tutti sul palco e c’è continuamente l’interazione di un gruppo sul repertorio dell’altro. C’è molto scambio, c’è una continuità che va avanti dall’inizio alla fine del concerto”.

La sua esperienza nei Bluebeaters, a detta sua, le ha permesso di conoscere un mondo musicale che, fino ad allora, non aveva mai approfondito. Ciò che ha appreso con i Bluebeaters l’ha portato anche negli Africa Unite? 

“Sicuramente. Sia gli Africa che i Bluebeaters a livello di ispirazione arrivano dalla Giamaica. I Bluebeaters si riferivano più alla musica degli anni ‘60 della Giamaica, invece con gli Africa Unite abbiamo sempre preso come modello, soprattutto all’inizio, la musica degli anni ‘70, Marley. Quell’esperienza mi ha permesso di conoscere un mondo musicale precedente a quello che ero sempre abituato a frequentare ed è stata una cosa interessante che mi sono portato anche all’interno del progetto degli Africa, anche nella scrittura delle canzoni”. 

Ferdinando Masi dei Bluebeaters ha definito il progetto come “10 musicisti che hanno le stesse radici e che ancora credono nella cultura della musica suonata”. È questa l’idea di musica che vi lega? 

“Assolutamente sì. Gli Africa Unite quest’anno compiono 44 anni e il Bluebeaters 31. Noi siamo abituati a vedere concerti pieni di musicisti che suonano. Oggi purtroppo questo è un po’ sparito. Ci piaceva quindi sottolineare la bellezza e quanto sia importante la musica suonata, con gli strumenti veri sul palco. È un bel segnale da dare al pubblico, magari un po’ più giovane, che certe cose non le ha vissute. Questa è sicuramente una cosa che condividiamo e ci piace portare avanti questo progetto anche per questo motivo. La musica dovrebbe essere condivisione e avere pure un aspetto sociale. Oggi si tende sempre di più a isolarsi nei telefonini. La musica, invece, è condividere un’esperienza, una sensazione. È importante che questo non si perda”.

L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 25 luglio 2025

Dana Proto