Dopo 12 anni di Brasile don Italo Francalanci torna in Diocesi di Asti. Dodici anni sono lunghi e ricchi di stimoli e di esperienze. Abbiamo chiesto a don Italo di raccontarci la sua esperienza.

Bentornato ad Asti don Italo. Quali emozioni si sente di condividere in questi giorni in cui è appena rientrato in Italia?

“Mi sento di condividere l’emozione dell’incontro con gli amici che ho rivisto dopo alcuni anni, con i quali ho condiviso il cammino cristiano negli anni precedenti alla mia partenza per il Brasile avvenuta nel 2013, in particolare l’incontro con la comunità della Torretta. Ho provato in questi giorni una grande allegria, una grande gioia”.

Che cosa le è dispiaciuto maggiormente lasciare del Brasile? E della Chiesa brasiliana?

“Mi è dispiaciuto lasciare i seminaristi di Juina che ho accompagnato nel cammino e nella formazione essendo stato rettore del seminario per più di dieci anni e gli studenti di tutto il Mato Grosso essendo stato anche insegnante nella facoltà di filosofia e teologia alla quale affluiscono tutti i seminaristi della regione. Alcuni di loro sono già stati ordinati sacerdoti altri sono ancora impegnati nel cammino di formazione e discernimento, molti di loro si rivolgevano a me anche per la direzione spirituale tra una lezione e l’altra”.  

E’ partito a pochi mesi dall’elezione a Papa di Francesco nel 2013 e rientra ad Asti a pochi mesi dall’elezione di papa Leone XIV: quale Chiesa ha incontrato in Brasile al suo arrivo e quale Chiesa si vive ora nel Paese latino-americano?

“Non ho percepito grosse differenze, certamente si evidenzia anche nel contesto della Chiesa brasiliana la grande apertura al tema dei poveri che Papa Francesco ha messo in rilievo, il suo impegno per la dottrina sociale, la difesa del creato e la centralità dei laici nella pastorale, sottolineando la responsabilità laicale all’interno delle comunità parrocchiali”.

L’intervista completa e altri approfondimenti sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 25 luglio 2025

Mauro Canta