Sabato 21 gennaio, alle 17, in Asti, presso la Fondazione Eugenio Guglielminetti (Palazzo Alfieri, corso Alfieri 375) sarà inaugurata la mostra “Mario Bionda (1913- 1985). Donazione  Edwige Schumacher e Marco Bionda”, promossa dalla Fondazione Eugenio Guglielminetti, in collaborazione con Fondazione Asti Musei, Comune di Asti, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti e  Reale Mutua Assicurazioni Agenzia di Asti.

Le venti opere (dipinti, tecniche miste, disegni), eseguite dal 1959 al 1982, appartengono al “Fondo Mario Bionda” donato dalla consorte Edwige Schumacher  e dal nipote Marco Bionda alla Fondazione Eugenio Guglielminetti, offrendo un’interessante rivalutazione delle stagioni creative del Maestro, dalla figurazione, coltivata negli anni Trenta alle lezioni accademiche di Felice Casorati, alla ricerca materica degli anni Cinquanta alle rarefazioni di forma e spazio, in autonome soluzioni informali.  

Nell’allestimento, il polimaterico su tela “Sabbia e colore n.2”, datato 1959, presenta la natura ancora definita nel rigore spaziale casoratiano, ma stratificata nell’impronta organica delle materie porose, sabbia, gesso e argilla di fiume. Rivoli di acque sotterranee paiono emergere dalle atmosfere nebbiose e liquide delle brughiere padane: i dipinti di quegli anni scaturiscono dalla solitaria percezione della natura, racchiusa nella struttura post cubista e liricamente evocata da freddi toni azzurri ed ocra. I cicli polimaterici di quel “ misurato monologo lirico” ( Guido Ballo, presentazione Galleria “Pater”, Milano 1958) vengono esposti alla Galleria milanese “Il Milione”, accanto agli sperimentatori di Brera, guidati da Ennio Morlotti e Luciano Peverelli, attivi con gli astrattisti piemontesi, lombardi e veneti. 

Con i cicli “Erosioni”, l’impostazione cubista e neoplastica si accende di improvvise luci, commentate dal critico Franco Russoli ( 1958) “come la lucida e vigile coscienza” di fronte al mistero cosmico. La realtà si trasfigura sulla tela in graffiti cromatici: in “Immagine gialla”, polimaterico eseguito nel 1962, le superfici si compongono in armoniose rifrazioni tonali appena percepite come scorze dell’esistenza. La sensibilità di Bionda ricerca nella materia l’autenticità di un nuovo linguaggio espressivo, in cui immergere contemplazione ed immaginario, natura ed emozione. Alla sua giovane ispiratrice Edwige dedica l’intenso ritratto “ La mia musa” a tecnica mista su tela.

In “Luminosità del mare”, polimaterico su tela del 1972, lo spazio si dilata, recuperando frammenti di figura e brandelli di vita in grumi timbrici striati e filanti, sospesi tra la pura ricerca astratta e la consapevole lucidità della realtà, suggerita dai soggiorni marini a Riomaggiore. Con le nuove sequenze di “ interni” e “sogni” anche la tecnica a collage, a frottage (carboncino ed acquarello su carta) si fa più complessa, come guizzi luminosi di ocra, marrone, blu e celeste.  Da “ Senza titolo” (frottage, 1972) a “ Sogno” ( tecnica mista, 1973) a “Immagine bianca” ( frottage, 1978) si snoda “un fosco tormento” (Mario Monteverdi, “Eco d’Arte” 1974) che accompagna l’artista a ricercare “un’unica immagine-emblema” ( Elda Fezzi, 1974) nel labirinto interiore, tra visioni e inquietudini.

“Grande ovale” (tecnica mista, 1981), “ Lo specchio n.4” e “Figura nell’ovale” (1982), disegni acquerellati e a tecnica mista documentano l’insistita ricerca linguistica dell’ultima stagione pittorica, tra disillusione e sofferenza fisica: lo spazio sempre più scabro e vuoto accoglie fuggevoli profili femminili, larve di memoria e calchi dell’esperienza. “L’arte è la libertà del creatore per lui, nient’altro che per lui e spesso contro gli altri..” scrive Bionda al gallerista Enzo Pagani ( Milano 1980). Nell’estate 1983 alcune sue opere sono selezionate a cura di Renato Barilli, Pier Giovanni Castagnoli e Franco Solmi per la rassegna “L’Informale in Italia. Mostra dedicata alla memoria di Francesco Arcangeli”, ordinata alla GAM di Bologna. 

Dopo le recenti mostre postume ordinate in omaggio al Maestro nel 2010 (Comune di Asti- Fondazione Eugenio Guglielminetti, Battistero di S. Pietro, Asti 2009- 2010) e nel 2015 ( in occasione del  trentennale della scomparsa “Mario Bionda. Dipinti e disegni”, Fondazione Eugenio Guglielminetti 2015) e l’allestimento patrocinato dal Comune di Milano  “Mario Bionda. Immagini, erosioni, spazi (1950- 1964)” presso Casa Museo Boschi di Stefano nell’autunno 2021, l’attuale omaggio offre ulteriore occasione di conoscenza dell’intensa e complessa poetica del Maestro. 

La mostra, a cura di Marida Faussone ed allestimento di Giuseppe Orlandi, sarà visitabile fino al 19 marzo 2023 con il seguente orario: martedì-domenica 10-19.

Info: www.comune.asti.it; www.museidiasti.com

Comunicazioni: fond.eugenioguglielminetti@gmail.com

Cenni biografici

Nato a Torino nel 1913, allievo di Felice Casorati all’Accademia Albertina (1927-1932), Mario Bionda si dedicò allo studio di figura ed al motivo naturalistico, partecipando alla Biennale I. di Venezia (1930) ed alla Quadriennale di Roma (1935). Tra il 1933 ed il 1939 con la famiglia si trasferì nella campagna astigiana, compiendo interventi pittorici in collaborazione con Franco Parachinetto  presso il Salone dell’Intendenza di Finanza di Asti ed esponendo alla Mostra d’Arte Astigiana (1937), quindi,  dopo la partecipazione alla seconda guerra mondiale, si stabilì a Milano, condividendo lo studio con Alfredo Chighine ( Milano 1914- Pisa 1974). Attivo nell’ambiente culturale milanese della Galleria “Il Milione” durante il decennio Cinquanta, espose alle rassegne nazionali: Quadriennale di Roma, 1955- 1959;  Triennale di Milano, 1957; “Italia- Francia”, Torino 1959, testimoniando con originalità la sperimentazione delle aree lombarde nell’ambito dei linguaggi d’astrazione europei. Nel 1956 firmò con Ralph Rumney e Costantino Guenzi il “Manifesto Antiestetico”, quindi negli anni Sessanta concepì cicli pittorici dedicati alla percezione della natura e alla fisicità organica della luce, con impasti materici di sabbia, caolino, argilla mescolati a gamme tonali di ocra e bruni. I frammenti fluviali ed i dipinti “Erosioni” furono presentati a “Il Milione” di Milano nel 1958, con i  commenti critici di Franco Russoli e Marco Valsecchi.  Mostre personali  furono ordinate a Berlino(Galleria Schuler, 1960), a Lucerna  (Museo d’Arte, 1960), a San Paolo del Brasile (Biennale Internazionale, Museo d’Arte Moderna, 1961 a cura di G. A. Dell’Acqua), a Francoforte sul Meno ( Galleria Appel, 1962), mentre esposizioni itineranti presentarono la ricerca di Mario Bionda nei paesi scandinavi, in Jugoslavia (ad opera della Biennale I. di Venezia, 1962), in Svizzera e Germania.  

Alla III° Mostra di Arte Contemporanea a Palazzo Reale di Milano (1966) presentò sequenze di “figure bianche” e “immagini azzurre” , visioni depurate ed ermetiche di spazi e figure.  Nel decennio Settanta, i soggiorni a Riomaggiore suggerirono a Bionda composizioni di rocce e terre, volti e corpi, proiettati tra figurazione ed astrazione, esposti successivamente lungo la penisola (Parma, Firenze, Milano, Cagliari), mentre lo spazio pittorico si restringeva ad onirica dimensione, da “parete” a “murale”, fino alla “stanza”, di metafisica memoria. Nei primi anni Ottanta, intense analisi critiche,  da Mario Monteverdi a Elda Fezzi, da Romano Battaglia ad Andrè Verdet, contribuirono all’accorta selezione di opere, proposte a cura di Renato Barilli, Pier Giovanni Castagnoli e Franco Solmi, per la rassegna “L’informale in Italia” ( GAM, Bologna 1983). Mario Bionda si spense nel 1985 a Penango, nella casa appena acquistata con la consorte Edwige, alla ricerca di quiete e salubrità collinare, lontano dalla frenesia urbana milanese.  Numerosi furono gli allestimenti postumi (Galleria Bonaparte, Milano 1986; Galleria Il Platano, Asti 1987; Galleria Morone, Milano 1995; Castello di Montesegale, 1997; Comune di Alessandria, Musei Civici, Alessandria, 2002; Comune di Asti- Fondazione Eugenio Guglielminetti, Battistero di S. Pietro, Asti 2009- 2010). La vicenda creativa di Mario Bionda fu riproposta presso la Fondazione Eugenio Guglielminetti in occasione del  trentennale della morte nell’allestimento “Mario Bionda. Dipinti e disegni” nel 2015. Il Comune di Milano patrocinò la mostra “ Mario Bionda. Immagini, erosioni, spazi ( 1950-1964)” presso Casa Museo Boschi Di Stefano, 5 ottobre-21 novembre 2021.